Il rave party che si è tenuto tra le province di Grosseto e Viterbo ha portato diversi strascichi di polemiche e richieste di interventi. Il rave si è concluso, i danni che in tanti paventavano non ci sono stati, il terreno su cui si è svolto è stato lasciato lindo, le economie dei paesini del circondario ne stanno ancora beneficiando. Problemi ce ne sono stati, ma non poteva essere altrimenti quando metti insieme decine di migliaia di persone.
Sicuramente, come paventato da alcuni titoli mediatici, non erano legati alla pizza fatta con farina di canapa, che non è psicoattiva e si trova in tutti i supermercati. E neanche legati al consumo di droghe, quelle che si acquistano in tutti gli angoli delle nostre città e che, nel nostro caso, avevano anche alcuni presidi sanitari per far fronte ad eventuali problemi. Un plauso alle forze dell’ordine che hanno saputo ben gestire la situazione senza interventi invasivi che avrebbero potuto far degenerale l’ordine pubblico.
Ora sempre in Toscana, Appennino tosco-emiliano, è in corso un raduno (autorizzato) di persone pacifiche che qualcuno chiama hippy. Raduno che non è un rave, in cui sono presenti diverse famiglie con bambini, ma che sta già preoccupando amministratori dei comuni vicini e messo sul chi va là dei politici che tradizionalmente cavalcano tutto quello che a loro avviso sembri deviante dal loro modo di vivere. Probabilmente quest’ultimo raduno farà meno scalpore.
Caratteristica di entrambi è che si tratta di incontri a livello europeo di persone che non rientrano nei tradizionali canoni dei visitatori turistici. Sicuramente non portano ricchezza a quelle strutture turistiche che fanno la gara a chi offre servizi più sofisticati e relativi prezzi alti, ma è innegabile che un qualche respiro lo portano alle economie dei paesi che sono nella zona. Non solo, ma consentono anche agli specifici territori di essere considerati terre amabili anche per questo tipo di turismo. E infine sono momenti di incontro e scambio di culture giovanili, in genere attraverso il metodo principe di comunicazione, la musica. E tutto questo può andare bene o male in base alla considerazione che i nostri amministratori hanno dei propri territori: conformismo o visione del presente e futuro?
Vincenzo Donvito, Aduc