Dovrebbe costare sui 17 miliardi annui, secondo il M5S, o 35 miliardi annui secondo il presidente dell’Inps, Tito Boeri. Parliamo del reddito di cittadinanza, che, come abbiamo spesso scritto, tale non è, ma è una indennità di disoccupazione. Comunque 780 euro netti al mese sono una cifra che, unita ad un lavoro in nero, costituisce una discreta rendita.
L’occasione ci è fornita da uno studio dell’Università della Tuscia (Viterbo), che dimostra come, nel nostro Paese, si spenda più di quanto si guadagni.
Rispetto ad un imponibile di circa 687 miliardi, i consumi, cioè le spese, ammontano a circa 787 miliardi. Ci sono circa 100 miliardi di spesa che lasciano un punto interrogativo. Provengono da evasione fiscale? Non è certo, ma il dubbio è rilevante e, guarda caso, le regioni del sud, sono in testa alla classifica per il divario: Campania, Puglia, Molise e Sardegna. Il che fa sorgere un altro punto interrogativo: la povertà, che c’è s’intende, è veramente così diffusa nel Meridione o è parimenti diffuso il lavoro nero? Ricordiamo che i nullatenenti nel sud sono scesi, dal 90% al 20%, dopo che dall’autodichiarazione si è passati alla verifica oggettiva (sovrapposizione di dati).
Insomma, non vorremmo che l’operazione “reddito di cittadinanza” si trasformasse nell’ennesima beffa a danno del denaro pubblico, cioè del contribuente.
Primo Mastrantoni, segretario Aduc