REGGIO EMILIA: BLOCCATI DALLA POLIZIA TENTATIVI DI INFILTRAZIONE MAFIOSA IN UNA IMPRESA

IL TRIBUNALE DI BOLOGNA HA DISPOSTO NEI CONFRONTI DI UNA IMPORTANTE SOCIETA’ DI COSTRUZIONI IMMOBILIARI OPERANTE IN PROVINCIA DI REGGIO EMILIA UN DECRETO DI SOTTOPOSIZIONE ALLA MISURA DI PREVENZIONE DEL CONTROLLO GIUDIZIARIO PER LA DURATA DI 1 ANNO.

Si tratta di un provvedimento che, con riferimento alla sua genesi, è il primo sul territorio nazionale, in quanto proposto all’organo giudicante in forma congiunta da un Procuratore distrettuale (di Bologna) e da un questore (di Reggio Emilia), con il supporto investigativo del Servizio Centrale Anticrimine della Polizia di Stato.

La società destinataria opera nel settore edilizio da circa un decennio nella provincia reggiana e di recente, in seguito ad una modifica della compagine aziendale, era finita sotto esame della Questura reggiana.  Si era infatti appurato che i soci erano riconducibili a un nucleo familiare –  facente capo ai cugini Salvo – originario della provincia di Palermo e il cui capofamiglia, già condannato per associazione mafiosa in quanto appartenente alla “famiglia” di Salemi, nel 1992 era stato vittima di un letale agguato di stampo mafioso da parte dei noti esponenti di “cosa nostra” Leoluca Bagarella, Giovanni Brusca e Antonino Gioe’.

Dalle indagini è emerso che la società favoriva aziende e ditte riconducibili a gruppi di criminalità organizzata di matrice ‘ndranghetista, appartenenti al clan “grande aracri” di Cutro.

Per effetto del provvedimento, l’azienda colpita continuerà ad esercitare la propria attività imprenditoriale sotto il costante controllo di un giudice delegato e di un amministratore giudiziario individuati dal tribunale. Per adempiere al mandato l’amministratore potrà effettuare continui accessi nella ditta, intrattenere costanti rapporti con i soci per controllare atti di acquisto o disposizione, esaminare scritture contabili, monitorare prestatori d’opera e partner commerciali.

Il Controllo giudiziario, misura meno pervasiva rispetto quella dell’Amministrazione giudiziaria, è stato disposto ai sensi dell’art. 34 bis del decreto legislativo 159/2011, norma che tende a preservare, in una chiave di pura salvaguardia occupazionale, le realtà produttive le quali, per quanto interessate da tentativi di infiltrazione mafiosa, presentino un quadro non del tutto compromesso e tale da consentire la prosecuzione dell’attività economica, pur se in forma “controllata”.