In una trasmissione a Porta a Porta (RAI), il capo politico del M5S, vicepresidente del Consiglio e ministro dello Sviluppo Economico, del Lavoro e delle Politiche Sociali, Luigi Di Maio ha dichiarato…
“Io dico solo una cosa: se queste cooperative, queste associazioni, queste società iniziassero a rendicontare i soldi che arrivano, probabilmente avremmo bisogno di meno soldi.”
La dichiarazione stende un velo dubbioso su come sono spesi i soldi del contribuente per l’accoglienza degli immigrati.
Vero o no?
La rendicontazione delle spese sostenute per l’accoglienza degli immigrati è regolata, oltre che da una norma del 2008 e da quelle a carattere generale, anche da un decreto ministeriale dello scorso anno (governo Gentiloni), dalla legge n.96/2017, approvata dal Parlamento, e dal successivo decreto interministeriale del ministero dell’Interno e del ministero dell’Economia e delle Finanze (governo Gentiloni), che, oltre ai criteri di qualità dell’assistenza, definisce in maniera dettagliata le procedure di rendicontazione.
Ci possono essere dei falsi, ma questo attiene al campo penale del quale si occupano le forze dell’ordine e la magistratura.
Quindi, non è vero che non ci sia rendicontazione delle spese sostenute da chi gestisce l’accoglienza agli immigrati.
La competenza, relativa ai controlli, è del ministro dell’Interno, Matteo Salvini, al quale il collega Di Maio può rivolgersi per delucidazioni.
Il ministro, vicepresidente del Consiglio e capo politico del M5S, Luigi Di Maio, dovrebbe conoscere quanto sopra esposto, anche perché è stato in Parlamento per 5 anni, ma preferisce la propaganda, cioè parole, che servono alla propria parte politica.
Insomma, Di Maio, racconta bufale. L’importante è che il popolo ci creda.
Primo Mastrantoni, segretario Aduc