Quasi il 70% continua a non denunciare quanto accade. Tra cronica carenza di personale, posti letto limitati e deficit strutturali all’ordine del giorno, siamo arrivati, negli ultimi tre mesi, a professionisti punti con le siringhe e a tentativi di strangolamento!
ROMA – «Aggressioni fisiche e minacce verbali sono all’ordine del giorno. I professionisti che lavorano nel delicato campo della salute mentale sanno bene che, nei reparti psichiatrici, da sempre, quello che li attende ogni giorno è uno dei compiti più delicati che esista nel nostro sistema sanitario.
Ma la situazione si è decisamente aggravata a causa delle carenze presenti negli organici e nelle strutture ospedaliere.
E se guardiamo ai casi degli ultimi mesi, ci rendiamo conto che paura e terrore, da parte in particolare dei nostri infermieri, sono più che giustificati.
E’ ancora una volta la cronaca nera dei giornali locali a “scoperchiare” il pentolone bollente. Non solo, quindi, pronto soccorsi e 118. Le violenze e le aggressioni, verbali ma soprattutto fisiche, che si stanno consumando nei reparti dove sono ricoverati pazienti affetti da disturbi mentali, sono cresciute in modo esponenziale da novembre 2023 a oggi.
Sono numeri davvero allarmanti quelli che emergono da un’indagine preliminare condotta dal Coordinamento Nazionale dei Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura (SPDC), su 2600 professionisti della salute mentale, di cui 1400 psichiatri e il resto per la maggior parte infermieri.
Questi ultimi, tra l’altro, rappresentano il personale sanitario che trascorre la maggior parte del proprio tempo, vista la propria responsabilità assistenziale, accanto ai malati psichiatrici.
Si passa dalle minacce verbali agli sputi, fenomeni che rientrano quasi nella norma: è triste a dirsi ma è così.
E quando sei una donna, quando sei una giovane infermiera, diventa davvero complicato doverti occupare da sola di un alto numero di “pazienti difficili”, oltre tutto potenzialmente aggressivi, imprevedibili, in molti casi uomini, e ti senti abbandonata a te stessa dalla totale assenza di presidi delle forze dell’ordine (sappiamo, infatti, che, laddove ci sono, gli agenti, uno o due al massimo, si concentrano nelle aree di pronto soccorso, e la loro presenza non è certo garantita sette giorni su sette e 24 ore su 24)».
Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up.
«Sono numeri incontrovertibili quelli del report dell’SPDC.
Il 49% dei professionisti ha subito violenza (dalla semplice spinta all’aggressione vera e propria) durante il lavoro nei reparti psichiatrici nel corso degli ultimi due anni (il 27% più di una volta), il 74% ha subito minacce verbali da parte di pazienti durante il lavoro nel corso degli ultimi tre mesi (il 52% più di una volta), il 57% sente a rischio la propria incolumità sul lavoro. Solo il 7% dei professionisti rileva un’adeguata tutela per la loro sicurezza (protocolli di sicurezza e collaborazione con le forze dell’ordine).
A questi numeri si aggiunge un altro dato davvero allarmante, che arriva dal vasto panorama delle aggressioni agli operatori sanitari ed è fornito dall’INAIL, di cui abbiamo incrociato l’ultimo report con quello specifico dei reparti psichiatrici appena citato.
Il 69% dei professionisti (dati aggiornati al 2023) continua a non denunciare le aggressioni. Una buona parte di questa percentuale, quindi, fa riferimento proprio ai reparti più a rischio, laddove, di fronte a persone affette da patologie che sono ben note a infermieri e medici, si registra una pericolosa tendenza, storicamente la conosciamo bene, a tollerare le aggressioni, soprattutto quando da parte del professionista si genera un sentimento di empatia e un legame umano con il “soggetto disturbato”.
Sono i più recenti fatti di cronaca, dice ancora De Palma, a preoccuparci maggiormente, raccontandoci che gli infermieri e gli altri professionisti stanno pagando ogni giorno sulla propria pelle i deficit di un sistema sanitario che è diventato come un letto di chiodi!
Con l’unica differenza che la politica forse non ha compreso che siamo esseri umani e non fachiri!
I problemi all’ordine del giorno sono tanti e appaiono come una montagna difficile da scalare.
- Carenza di personale nei reparti con i pazienti più a rischio affetti da patologie mentali, con un aumento dei carichi di lavoro che i pochi professionisti rimasti non reggono più.
- Inadeguatezza delle strutture con numeri limitati di posti letto per i casi più gravi.
- In alcune strutture ambulatoriali si registra una grave carenza di farmaci e professionisti con specializzazioni in gravi patologie psichiatriche.
- Assenza di presidi delle forze dell’ordine, concentrati nei pronto soccorsi e soprattutto negli orari notturni.
Di recente, da febbraio a oggi, siamo arrivati a casi davvero eclatanti in termini di aggressioni, continua ancora De Palma.
11 febbraio – L’Aquila una dottoressa ha rimediato un femore fratturato da un paziente esagitato che l’ha presa a spintoni.
20 febbraio – Grosseto tentativo di strangolamento a una infermiera
3 aprile Pordenone – Un infermiere aggredito viene punto con una siringa da un paziente con problemi psichici ben noti.
Non possiamo dimenticare, denuncia ancora il leader del Nursing Up, che spesso tra i pazienti ricoverati nei reparti di salute mentale ci sono soggetti con crimini alle spalle, ma anche persone affette da dipendenze di droghe e alcol, persone soggette a continui cambiamenti di umore.
La soluzione da noi proposta? Inevitabilmente serve più personale, e non è possibile abbandonare, in particolare le nostre professioniste , nelle mani di pazienti dalle condizioni così delicate che a loro volta necessitano di ben altra assistenza.
L’emergenza che si registra nei reparti di Psichiatria non è quella dei Pronto soccorsi!
Quello che accoglie i pazienti con problemi psichiatrici o legati alle dipendenze è il settore più a rischio della nostra sanità, perché gli operatori sono indifesi di fronte a comportamenti davvero imprevedibili. Non si parla di persone arrabbiate perché aspettano troppo per una visita, ma di soggetti problematici che richiederebbero un surplus di assistenza che in Italia oggi manca del tutto», conclude De Palma.