Medici senza frontiere: abbiamo preso la difficile decisione di interrompere le attività mediche a Biakato, nella provincia di Ituri in Repubblica Democratica del Congo (RDC), dove siamo impegnati nella risposta all’epidemia di Ebola che ha colpito il Paese.
Non siamo più in grado di lavorare in conformità con i nostri principi di neutralità e imparzialità. Siamo molto rammaricati per questa decisione, ma la presenza di forze armate intorno e all’interno delle strutture sanitarie di Biakato non è conciliabile con i nostri principi. Ewenn Chenard, Coordinatore dell’emergenza per MSF
Lavoriamo con la popolazione di Biakato dal 2016, a supporto del Ministero della Salute. Inizialmente, le nostre attività erano dedicate all’assistenza delle vittime di violenza sessuale. Ma dall’inizio dell’epidemia di Ebola, abbiamo ampliato le nostre operazioni – non solo gestendo casi di Ebola sospetti e confermati e implementando misure di controllo dell’igiene e delle infezioni in diverse strutture sanitarie della regione – ma anche offrendo assistenza medica di base e cure pediatriche ospedaliere.
Il dispiegamento di sicurezza nella regione di Biakato segue i tragici eventi del 27 e 28 novembre 2019, durante i quali sono state assassinate tre persone impegnate nella risposta all’Ebola.
Siamo consapevoli che occorre una soluzione per garantire la protezione della popolazione civile e la sicurezza del personale medico dopo i tragici eventi di novembre. Tuttavia, crediamo fermamente che la presenza militare nelle strutture sanitarie mini la neutralità e l’imparzialità del soccorso medico. È essenziale che nelle strutture sanitarie non vi siano armi, in modo che gli abitanti delle comunità si sentano liberi e sicuri di venire a cercare aiuto. Ewenn Chenard, Coordinatore dell’emergenza per MSF
Lavoriamo in Ituri dal 2003, fornendo assistenza salvavita alle popolazioni più vulnerabili. Oggi siamo impegnati a supporto del Ministero della Salute, per contenere una grave epidemia di morbillo, per assistere gli sfollati provenienti dai territori di Djugu e Mahagi e le vittime di violenza sessuale nella regione di Mambasa, e nella lotta contro l’Ebola.