Al via la campagna ‘Serve chiarezza’ di Bat Italia per conoscere i nuovi dispositivi…
In Italia il 25% della popolazione adulta è fumatrice. Di questa percentuale, l’11% fa uso di dispositivi a potenziale rischio ridotto. Da un’indagine condotta da Swg su un campione rappresentativo della popolazione italiana emerge, però, che solo 1 italiano su 3 conosce le differenze tra le diverse tipologie di dispositivi alternativi ai prodotti da fumo tradizionali. Sebbene i fumatori risultino i più informati in proposito, dall’indagine si nota come, anche fra questi, solo il 56% affermi di aver chiara la differenza fra sigaretta elettronica e dispositivi a tabacco riscaldato. Non sorprende dunque che 2 italiani su 3 lamentino una forte carenza di informazioni sulle caratteristiche di entrambe le tipologie di dispositivo (tabacco riscaldato e sigarette elettroniche). Una carenza che si riflette in numeri analoghi per quanto riguarda la conoscenza della differenza tra sigarette elettroniche e prodotti a base di tabacco riscaldato: solo 1 italiano su 3 afferma di aver chiara la differenza e, anche tra i fumatori, i più informati non superano il 55%.
Uno spaccato per certi versi inatteso ma coerente con quanto rilevato dall’indagine di Swg, emerge anche da un recente studio qualitativo del Censis che ha coinvolto 65 Centri antifumo (su 268 operanti in Italia) di diversa estrazione (servizio sanitario nazionale, Lilt, privato sociale). Fra gli operatori coinvolti nello studio emerge come circa 1 su 4 non disponga di sufficienti elementi conoscitivi per poter esprimere una valutazione sui dispositivi a potenziale rischio ridotto, e che il 66,2% degli operatori sanitari riterrebbe utili iniziative di formazione dedicate a questa tipologia di prodotti. La maggioranza degli intervistati ritiene che gli studi e le ricerche oggi disponibili abbiano accertato la riduzione della tossicità da combustione sia per le sigarette elettroniche con nicotina (52,3%) che per le sigarette elettroniche senza nicotina (53,8%), che, in particolare, per il 50,8% degli intervistati possono rappresentare una valida soluzione per ridurre i rischi per la salute dei fumatori attivi.
Il 60% degli intervistati valuta positivamente l’eventuale autorizzazione a utilizzare i prodotti a potenziale rischio ridotto, ma soprattutto per specifiche categorie di utenti, rispetto alle quali è difficoltoso raggiungere l’obiettivo dell’abbandono del fumo (ad esempio i fumatori di lungo corso).
In sintesi, sia l’indagine Swg che lo studio Censis mostrano il bisogno di informazioni chiare su un argomento che riguarda da vicino la vita e la salute di quasi 6 milioni e mezzo di italiani. Per questo Bat Italia ha deciso di lanciare la campagna digitale #servechiarezza, che attraverso una landing page informativa (www.servechiarezza.it) intende sensibilizzare sull’importanza dell’informazione sulle caratteristiche specifiche e distintive dei diversi prodotti a potenziale rischio ridotto.
“I dati emersi delle ricerche Swg e Censis mostrano quanto sia importante attivare un circolo virtuoso di informazioni relative ai prodotti a potenziale rischio ridotto, di cui possano beneficiare sia gli operatori sanitari che i fumatori adulti. A questo scopo abbiamo promosso per primi la campagna #servechiarezza, per sensibilizzare tutti gli interlocutori a perseguire l’obiettivo di un’informazione completa su questi temi”, ha sottolineato Massimiliano Colognesi, Head of External Affairs di Bat Italia, nel corso della presentazione dell’iniziativa svoltasi a Roma.
“La campagna- ha continuato Colognesi- vuole fornire corrette informazioni sia sulle caratteristiche dei prodotti sia sulle evidenze scientifiche che dimostrano il potenziale rischio ridotto. Le aziende del tabacco, gli scienziati e le autorità di regolamentazione devono lavorare insieme per garantire un approccio scientifico alla valutazione di nuovi prodotti che potenzialmente comportano un rischio inferiore rispetto alle sigarette convenzionali. Perché questo fornisce ai consumatori la certezza che le informazioni che ricevono su un prodotto si basano su dati scientifici solidi, fondati su prove affidabili, consentendo loro di effettuare una scelta informata in base al profilo di rischio delle diverse categorie di prodotti”.
“I Centri antifumo sono dei presidi fondamentali nella lotta al tabagismo, ma, come sottolineato dagli intervistati, soffrono di scarsa visibilità e conoscenza dei servizi offerti. Sarebbe importante rafforzare il loro ruolo, magari attraverso un loro maggiore e proattivo coinvolgimento in campagne di informazione e sensibilizzazione”, ha dichiarato Claudia Donati, ricercatrice del Censis.
“La ricerca condotta da Swg mette in evidenza un’importante carenza di informazioni per quanto riguarda sia le caratteristiche di funzionamento che l’impatto sulla salute dei prodotti a potenziale rischio ridotto. Tale carenza ci sembra tanto più rilevante considerato il fatto che la stessa è sentita, in un caso su due, dagli stessi fumatori che chiedono a gran voce non solo di conoscere le differenze tra i diversi dispostivi, ma che si inizi a fare informazione mirata sull’impatto dell’utilizzo di tali prodotti sulla salute per poterne fare un uso consapevole”, ha commentato Alessandra Dragotto, head of research di Swg.
“Fare corretta informazione è di per sé positivo, lo è ancor più se può servire a ridurre i costi per la sanità. L’informazione corretta in ambito sanitario è, infatti, fondamentale perché le fake news hanno delle ricadute negative sulla salute dei cittadini. In questo momento storico stiamo vivendo una serie di informazioni pseudo scientifiche che vengono veicolate come vere e questo è un fenomeno che va combattuto”, ha commentato l’onorevole Roberto Novelli, membro della Commissione Affari Sociali della Camera dei deputati, nel corso della presentazione.
“La conoscenza di caratteristiche e impatto dei prodotti a potenziale rischio ridotto è importante in particolare per quella quota di popolazione per cui smettere definitivamente di fumare è particolarmente difficile- ha continuato Novelli- Renderli consapevoli dell’esistenza di questi prodotti può incidere positivamente sui consumatori e sulle casse pubbliche’.
‘Reperire informazioni corrette è, però, diventato sempre più complicato– ha evidenziato Novelli- ed è per questo che bisogna fare grandi campagne che cerchino di sensibilizzare i cittadini sia al tipo di informazione che ricevono, sia a chi la veicola sia a come viene veicolata”. E poi “c’è l’aspetto sanzionatorio, ho presentato una proposta di legge in questo senso che dovrebbe servire ad alzare la discussione a livello politico- ha detto l’onorevole- certamente non è più ammissibile che chiunque scriva qualunque cosa provocando anche delle conseguenze nel cittadino che magari ci crede e segue le informazioni false veicolate da queste persone in modo doloso, il Covid ne è un esempio- ha concluso Novelli- e ci sono persone che sono morte perché hanno seguito false informazioni”.
Da molto tempo ‘Bat si è espressa chiaramente sul fatto che le sigarette tradizionali soggette a combustione comportano gravi rischi per la salute e che l’unico modo per evitare tali rischi è non fumare- ha spiegato l’azienda- Bat, inoltre, incoraggia coloro che altrimenti continuerebbero a fumare a passare completamente ad alternative al fumo che siano scientificamente comprovate come a rischio ridotto, in linea con il principio della riduzione del danno. Un impegno che si riflette nel suo proposito di realizzare un futuro migliore riducendo l’impatto della sua attività sulla salute offrendo ai fumatori adulti un’ampia gamma di prodotti a potenziale rischio ridotto’.
Esiste un numero crescente di rapporti indipendenti sui prodotti a potenziale rischio ridotto, alcuni dei quali sono poco noti in Italia. Per esempio, nel 2017, la British Medical Association ha pubblicato un documento di sintesi sulle sigarette elettroniche, in cui ha affermato che “ci sono dei chiari, potenziali vantaggi nel loro uso per ridurre i danni sostanziali associati al fumo e un crescente consenso sul fatto che sono significativamente meno dannosi rispetto al tabacco’.
Inoltre, nel gennaio 2018, secondo l’agenzia Public Health England ‘sulla base delle conoscenze attuali affermare che il vaping è almeno del 95% meno dannoso del fumo rimane un buon modo per comunicare in modo inequivocabile la grande differenza tra sigarette tradizionali ed elettroniche in termini di rischio relativo, in modo che più fumatori siano incoraggiati a passare dal fumo allo svapo. Va però notato che questo non significa che le sigarette elettroniche siano sicure’.
Ai dati di queste ricerche ‘risultano allinearsi peraltro anche gli studi clinici condotti da Bat- ha sottolineato ancora l’azienda- nell’ambito dei suoi investimenti in ricerca e sviluppo sui prodotti a potenziale rischio ridotto, che vedono oggi oltre 1.500 scienziati e ingegneri dedicati che generano scienza di livello mondiale per dimostrare il profilo di rischio ridotto dei suoi prodotti di nuova generazione rispetto al fumo. Processo in cui l’Italia avrà un ruolo fondamentale, grazie all’Innovation Hub di Trieste, in fase di avanzata costruzione, dove all’interno del polo produttivo d’avanguardia saranno ospitate le linee produttive dei prodotti a potenziale rischio ridotto’.
Bat pubblica i dettagli delle sue ricerche sul sito www.bat-science.com e sottopone i relativi risultati a revisione paritaria, da riviste scientifiche e studiosi, indipendentemente dai risultati ottenuti, in un’ottica di totale trasparenza.