Riduzione del rischio: strategia chiave nella lotta al fumo di sigaretta

La riduzione del rischio si configura come una strategia cruciale nella lotta contro il fumo di sigaretta, ad integrazione delle attuali strategie di prevenzione come mezzo per ridurre gli impatti negativi sulla salute pubblica. Questo tema centrale è stato al centro dei dibattiti durante la prima giornata della terza edizione della MidSummer School di Motore Sanità, con il patrocinio di Regione Lombardia e promossa in media partnership con Eurocomunicazione, AskaNews e Mondosanità, in corso di svolgimento a Milano.

Prevenzione primaria, secondaria e assistenza ai fumatori 
In Italia, le strategie di salute pubblica si concentrano sulla prevenzione primaria e secondaria, nonché sull’assistenza ai fumatori, come spiega Fabio Beatrice, Primario Emerito di Otorinolaringoiatria in Torino, Fondatore del Centro Antifumo Ospedale SG. Bosco di Torino e Direttore Scientifico del Board di MOHRE. “La prevenzione primaria passa soprattutto attraverso programmi di prevenzione nelle scuole, campagne informative, azioni sui prodotti in termini di etichettatura, prezzi e fiscalità” – puntualizza Beatrice. Il sostegno ai fumatori dovrebbe invece passare attraverso l’applicazione delle linee guida presso i centri antifumo. La scuola non può sostituirsi alla famiglia che è il luogo in cui dovrebbero essere trasmessi i principi utili alla sopravvivenza della specie e alla conservazione della salute. Dunque le famiglie nelle quali i genitori fumano sono un problema insoluto. Tutte queste questioni si scontrano con l’evidenza che lo stato vive un conflitto di interessi drammatico perché non è in grado di aumentare il pacchetto delle sigarette a 30 euro. La questione infatti ha pesanti risvolti economici e nessun governo al mondo è in grado di operare in questa direzione scontando un drammatico calo degli introiti per cassa che si riverserebbero drammaticamente proprio sulle fasce deboli. Peraltro anche i centri antifumo appaiono sostanzialmente inefficaci, poiché i fumatori non si rivolgono ad essi. Insomma le proposte degli “esperti” appaiono inefficaci e rivolgersi alla tutela di coloro che non fumano non serve ad intervenire sulla popolazione dei fumatori che persistono, si ammalano e muoiono. Dunque sono da ripensare e riformulare sia la prevenzione primaria che la secondaria”.

Per gli adulti fumatori che continuano, nonostante gli interventi di consulenza, il Professor Beatrice propone una strategia progressiva di riduzione del rischio tramite l’utilizzo dei sistemi tecnologici alternativisupportata da evidenze scientifiche che ne confermano l’efficacia. “Oramai la letteratura scientifica ha fatto definitiva chiarezza su questo punto e ignorarla appare inappropriato e singolare”, precisa Beatrice.

Prodotti alternativi tra i giovani 
Quanto all’uso di prodotti alternativi tra i giovani, emerge la necessità di differenziare le politiche di supporto per i fumatori incalliti e per prevenire l’iniziazione giovanile al fumo. “Mentre l’indicazione a smettere se si è cominciato vale per tutti, il sostegno deve essere ripensato e rimodulato in funzione delle resistenze individuali anche con le proposte di riduzione del rischio –, sottolinea l’esperto. Nella prevenzione dei giovani è necessario essere dirigisti, fare rispettare i divieti, controllarne il rispetto. Insomma le regole ci sono, ma devono essere applicate. Molte volte regole e divieti appaiono lontani da una loro reale applicazione e questo non aiuta”.

Differenze tra prodotti alternativi senza fumo e sigarette combuste: evidenze precliniche e cliniche 
Numerosi articoli, anche su prestigiose riviste scientifiche, hanno evidenziato possibili differenze sul sistema cardiovascolare dovute alle diverse modalità di consumo di nicotina attraverso aerosol, tabacco riscaldato o combusto. Ciò ha generato l’ipotesi che le diverse modalità di consumo di tabacco possano presentare un rischio cardiovascolare diverso – afferma Silvio Festinese, Coordinatore Responsabile Cardiologia Ambulatoriale Area Ospedale S.Spirito ASL Roma I e Coordinatore Cattedra di Farmacologia International Medical University “Unicamillus” Rome. È accertato che la combustione genera di gran lunga l’emissione di maggiori sostanze tossiche e cancerogene rispetto al riscaldamento del tabacco e ancor più rispetto al consumo in aerosol di soluzioni di nicotina. Esperti mondiali hanno prodotto documenti (position paper) indicando come il consumo di tabacco riscaldato o in aerosol possa rappresentare una possibile ipotesi di riduzione del rischio per tutti quei soggetti che  non smettono di fumare, ai quali un medico deve comunque una risposta in termini di riduzione del rischio di eventi cardiovascolari. Non si deve lasciare solo il paziente fumatore, pur continuando a mirare alla cessazione definitiva del consumo di tabacco attraverso continuo counseling, centri antifumo, terapia medica e anche attraverso indicazioni transitorie di consumo alternativo di nicotina. Diverse organizzazioni, società scientifiche e istituzioni ministeriali, europee e americane, hanno condiviso la logica e la strategia di riduzione del rischio di eventi cardiovascolari nei pazienti fumatori, in relazione alle varie modalità di assunzione di nicotina. La riduzione dei principali fattori di rischio cardiovascolari, quali pressione arteriosa, LDL, trigliceridi, glicemia e uricemia, determina una concomitante riduzione del rischio di eventi cardiovascolari. Questo beneficio si manifesta progressivamente anche con parziali riduzioni, non ottenendo il gold standard prefissato. Allora perché non seguire la stessa metodologia già in atto per tutti gli altri fattori di rischio applicandola anche al fumo?”.  

Presente alla tavola rotonda anche Dimitri Richter, President of the Council for Cardiology Practice at the European Society of Cardiology, che ha parlato del lavoro del Comitato Scientifico greco sulla riduzione del danno dei prodotti del tabacco e ha evidenziato l’importanza di informare correttamente i fumatori sui rischi associati.