Salute, Nursing Up: risorse PNRR e rilancio sanità di prossimità

In una Sanità italiana letteralmente in ginocchio, si sta rischiando di trasformare un traguardo importante da raggiungere, nell’ennesima pericolosa grande occasione sprecata. Senza infermieri, le Centrali Operative Territoriali (Cot), gli ospedali di comunità e le case della comunità rischiano di rimanere scatole vuote. 

La missione 6 del PNRR, tanto decantata dal Ministro Schillaci come il rilancio della sanità territoriale, rischia di fallire senza un piano serio e strutturale per affrontare la drammatica carenza di personale infermieristico».

Esordisce così Antonio De Palma, Presidente del sindacato Nursing Up.

«Per garantire il funzionamento delle Cot servono tra i 2.400 e i 3.600 infermieri di famiglia e comunità. Eppure, ad oggi, non solo mancano i professionisti, ma non esiste nemmeno un inquadramento contrattuale specifico per questa figura. Si chiede agli infermieri di specializzarsi, frequentando costosi master post laurea, per poi continuare a percepire lo stesso stipendio di un infermiere non specializzato. Troppo comodo! Chi sceglierebbe mai di accollarsi ulteriori responsabilità senza il giusto riconoscimento economico e contrattuale?», denuncia De Palma.

«Questo modus operandi è davvero inaccettabile. L’Italia crea figure specializzate senza prevederne il riconoscimento contrattuale. Il risultato? Gli infermieri di comunità sono pochissimi e, senza di loro, le Cot non possono funzionare. Una situazione che il nostro sindacato denuncia da anni e che ora rischia di diventare senza ritorno.»

E di  fronte di tutto questo, invece di dare la priorità agli infermieri di base e ancor di più all’infermiere di famiglia, che da anni attendono di essere valorizzati, hanno provato a far passare, nel nuovo contratto, l’approvazione dell’assistente infermiere inserendola nella bozza in discussione durante gli ultimi 2 giorni di trattative.

LA CRISI DEL PERSONALE INFERMIERISTICO: UN PROBLEMA SISTEMICO

«La vera emergenza in Italia non è la carenza di medici, ma di infermieri. Siamo di fronte ad una voragine senza precedenti. Mancano all’appello 175mila professionisti per raggiungere la media OCSE di 9,8 infermieri ogni mille abitanti, mentre oggi ne abbiamo solo 6,5. Il gap da colmare resta enorme. Nel pubblico, il numero scende addirittura a 5,13 per mille abitanti. E il problema si aggrava ogni anno di più: i corsi di laurea non attraggono abbastanza giovani, e gli infermieri continuano a fuggire all’estero, dove trovano stipendi e condizioni di lavoro migliori.»

De Palma sottolinea senza mezzi termini che «questo declino è frutto di politiche miopi che hanno reso la nostra professione sempre meno attrattiva. Nel 2023, su oltre 20mila posti disponibili nei corsi di laurea in infermieristica, le domande sono state appena 23.627. E quest’anno sono addirittura calate a 21.250. Come possiamo sperare di sostenere una sanità territoriale moderna e capillare, quando non riusciamo nemmeno a formare i professionisti necessari?»

 

SOLUZIONI CONCRETE PER IL RILANCIO DELLA PROFESSIONE

È il momento di agire con coraggio. Non possiamo limitarci a soluzioni tampone, come l’introduzione di figure professionali non qualificate, parliamo dell’assistente infermiere, o l’importazione di infermieri dall’estero. Così si pregiudica la qualità delle cure. Servono interventi strutturali per ridare dignità e appeal alla nostra professione. Ecco le proposte concrete del Nursing Up:

  1. Riconoscimento contrattuale e salariale degli infermieri, con creazione di opportunità di carriera: E per gli infermieri di famiglia e di comunità è necessario creare un inquadramento contrattuale specifico, con retribuzioni adeguate alle responsabilità e alla specializzazione.
  2. Piano straordinario di assunzioni e rientro degli infermieri emigrati: Per colmare il gap rispetto alla media europea, servono almeno 50mila nuove assunzioni nel breve termine, da finanziare anche con le risorse del PNRR. E dato che gli infermieri, almeno nell’immediato non ci sono, con le risorse disponibili si attivino serie politiche di incentivazione, al rientro, delle migliaia e migliaia di colleghi fuggiti all’estero, ce ne sono tanti che vorrebbero rientrare, e mettersi a disposizione della propria gente.
  3. Incentivi per i giovani: Vanno introdotti incentivi economici e percorsi di tutoraggio per avvicinare i giovani alla professione infermieristica. Allo stesso tempo, bisogna garantire condizioni operative che riducano stress lavoro correlato e burnout, e che migliorino la qualità della vita lavorativa.
  4. Stop alla frammentazione: Tutte le strutture previste dal PNRR, dalle Cot agli ospedali di comunità, devono essere pienamente operative e dotate del personale necessario per evitare che il carico di lavoro si concentri sui pronto soccorsi, già al collasso.

 

UN APPELLO AL GOVERNO

«Chiediamo al Ministro Schillaci e al Governo di ascoltare le nostre richieste e di agire con urgenza. Il futuro della sanità territoriale e della salute dei cittadini italiani dipende dalla capacità di rilanciare la professione infermieristica. Se perdiamo questa occasione, il PNRR sarà ricordato come la più grande delle opportunità sprecate», conclude Antonio De Palma.