Urge cancellare l’incomprensibile vincolo contenuto nella norma, che limita le stabilizzazioni a coloro che hanno già lavorato per gli enti del SSN per almeno 18 mesi, dei quali, ancora più incomprensibilmente, almeno 6 devono essere stati prestati nel periodo di emergenza Covid.
Ci chiediamo, allora, ma che senso hanno queste pesanti limitazioni alle stabilizzazioni di fronte ad una carenza strutturale di 100 mila infermieri e di fronte ad una emergenza che vede tali operatori sempre più votati a lasciare il nostro paese per andare in Svizzera e/o Inghilterra?
Non c’è più tempo. Le risorse dell’Europa per la salute ci sono, il nuovo piano sanità con il PNRR mette a disposizione fondi ingenti che devono essere utilizzati prima che sia troppo tardi. E non possiamo comunque continuare ad accettare provvedimenti spot, come quello della Regione Toscana, che con un disavanzo di 150milioni di euro e una carenza di personale di 4mila unità è stata costretta a correre ai ripari in extremis. Le carenze di personale del SSN sono un problema nazionale e non solo toscano. Il Governo se ne assuma la responsabilità e lo faccia adesso!.
«Accogliamo con moderato ottimismo, memori e consapevoli delle reiterate proteste e delle battaglie del nostro sindacato in uno dei territori più “problematici” della sanità italiana, la Toscana, che dopo i continui appelli dei nostri referenti in merito al tanto atteso sblocco delle assunzioni, per mano del Governatore Eugenio Giani e del nuovo coordinatore del Dipartimento Sanità della Regione, Federico Gelli, qualcosa di concreto finalmente si sta muovendo negli ultimi giorni.
Non possiamo essere affatto soddisfatti, però, sostiene Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up, dei tempi così logoranti con cui è perdurata questa situazione di emergenza, così come in tanti altri territori, dove da mesi, come organismo che tutela i diritti dei professionisti sanitari, denunciamo in modo veemente la disorganizzazione di un sistema arrivata all’acme, per carenza di personale e inadeguatezza delle strutture.
Cosa ci hanno insegnato due anni di pandemia? E’ davvero lecito chiedercelo!
Mentre attendiamo con fatti concreti, che si realizzino le assunzioni che il nostro sindacato chiede da tempo e che in queste ore la Regione avrebbe promesso, in Toscana, così come in altri territori “in profonda crisi”, per dare un filo di respiro alla cronica mancanza di professionisti alle prese con turni massacranti ed una recrudescenza di contagi che non tende a placarsi, vorremmo ricordare alla politica che i numeri da maglia nera della Toscana non sono certo un fatto recente.
Perché allora nessuno ha previsto in tempo una riorganizzazione del sistema sanitario prima che il mare agitato generasse un’onda anomala? E, più in generale, perché la maggior parte delle Regioni, pur consapevoli delle gravi carenze di personale che le affliggono in via strutturale, arrivano all’acme del disagio prima di varare provvedimenti organizzativi di tal genere?
Vogliamo ricordare o no ai nostri Governatori che il Nursing Up, da mesi, negli incontri con gli esponenti delle Regioni, con proteste, con le mobilitazioni, con le lotte di piazza, con i sit-in, continua a rimarcare che alla carenza strutturale di operatori sanitari nelle Regioni, se ne sono aggiunti altri, nelle ultime settimane con l’acuirsi dell’emergenza, a causa dei contagi degli infermieri?. Senza dimenticare i professionisti venuti meno per pensionamenti, rispetto ai quali è mancato il ricambio.
Con l’aumento dei ricoveri, partendo dalla base della carenza strutturale di professionisti, rischiamo di toccare in Italia le oltre 100mila unità di professionisti mancanti all’appello.
Tornando alla Toscana, i numeri sono allarmanti e il nostro sindacato da mesi e mesi sottopone all’opinione pubblica, oltre che agli esponenti regionali, questa situazione.
Era davvero necessario che Nursing Up attivasse uno stato di agitazione e arrivare a tutto questo?
Era davvero necessario che si negasse per lungo tempo un pericoloso buco di bilancio a cui solo il Governo centrale poteva porre rimedio?
Non è stato certo un caso che il Governatore della Regione Giani, ben consapevole di tutto questo, prima di Natale fosse intervenuto in Commissione Affari Istituzionali per denunciare un disavanzo che tocca i 150 milioni di euro.
Gli infermieri italiani non ne vogliono sapere più nulla di problematiche come queste, vogliono solo essere messi nella condizione di fare il loro dovere, stanchi e arrabbiati di dover pagare anni e anni di pessime gestioni.
Oggi gli italiani devono più che mai conoscere fino in fondo quello che sta accadendo nelle regioni, e solo da ultimo in Toscana, perché i punti nodali dei problemi della sanità locale richiamano a una serie di problematiche che seppur differenti, da Regione a Regione, riguardano in modo ahimè capillare tutto il nostro Paese e sono legate da un sottile filo conduttore, continua De Palma.
La situazione della sanità toscana ne è la rappresentazione plastica: nell’area Sud Est (Siena, Arezzo, Grosseto), così come quella nell’area Nord Ovest (Livorno Lucca) la carenza di personale ha toccato livelli elevati di pericolosità, tra infermieri costretti a casa per nuove infezioni, quasi tutti vaccinati con terza dose, ferie invernali sospese da ben due anni, e reparti ordinari che vanno letteralmente in tilt per un più che discutibile piano di riconversione, rispetto al quale purtroppo non c’è alternativa, vista la carenza di personale.
Un esempio su tutti? A Siena i reparti di oculistica e ortopedia sono oggi totalmente bloccati. Mentre nell’area sud est il sistema di tracciamento è solo un lontano ricordo.
In questo quadro desolante, che accoglie altrettante, analoghe, realtà sul territorio nazionale, qualcuno ha forse pensato al bene dei cittadini?
Tutti siamo oggi chiamati a riflettere su una evidenza, e cioè che l’insipienza politico-gestionale, a qualsiasi livello essa si presenti, ricade, inesorabilmente, sui malati e sui soggetti fragili nel pieno di una quarta ondata che non ci concede tregua», chiosa De Palma.