Migranti: Save the Children, oltre 200.000 minori stranieri non accompagnati arrivati negli ultimi 5 anni in Europa per chiedere asilo lasciati a destini incerti, molti dei quali senza sicurezza e protezione. Oltre 2.000 i minori soli sbarcati nel 2020 in Italia…
Oltre 200.000 minori stranieri non accompagnati, in fuga da conflitti, persecuzioni o violenze, hanno chiesto asilo in Europa negli ultimi cinque anni, ma è probabile che il numero di bambini e ragazzi arrivati sia molto più alto, molti tra loro, infatti, sono costretti a un’esistenza nell’ombra in Europa, a rischio di sfruttamento e abuso. Lo afferma il nuovo rapporto “Protection Beyond Reach” di Save the Children, l’Organizzazione che da oltre 100 anni lotta per salvare i bambini e garantire loro un futuro, diffuso oggi a cinque anni dal giorno in cui il piccolo Alan Kurdi perse la vita in un naufragio di fronte alla costa turca nel tentativo di raggiungere la salvezza in Europa.
Da allora, più di 700 minori, neonati compresi, hanno perso la vita nel tentativo di raggiungere le coste europee[1], durante pericolosi viaggi via mare.
Mentre ad alcuni minori sono state garantite sicurezza e protezione, molti altri incontrano ostacoli nell’ottenere lo status di rifugiato, o comunque la tutela prevista per la loro minore età, vivono nella paura costante di essere espulsi o detenuti e si vedono negare la possibilità di ricongiungersi con i membri della famiglia che vivono altrove in Europa, segnala con preoccupazione il rapporto.
I bambini e gli adolescenti che viaggiano da soli o con la loro famiglia, hanno diritti e bisogni specifici e devono essere garantite loro innanzitutto sicurezza e protezione. Al contrario, nonostante alcuni importanti passi avanti come l’adozione da parte dell’Italia della “Legge Zampa” (L. 47/2017) sulla protezione e l’accoglienza dei minori non accompagnati, l’UE e gli Stati membri hanno risposto con misure sempre più restrittive e pericolose, afferma l’Organizzazione.
In Italia si segnala che l’attuale incremento di arrivi via mare a Lampedusa vede coinvolti anche molti minori non accompagnati, 2.168 dall’inizio dell’anno al 31 agosto, e nuclei familiari con bambini, sui quali il gravissimo sovraffollamento dell’hotspot e il prolungarsi dei tempi di trasferimento verso centri di accoglienza idonei a ospitarli, rischia di avere un impatto fortemente negativo. Save the Children è presente sull’isola con un team di operatori per la protezione dei minori. “Auspichiamo che la condizione delle persone più fragili, dei bambini, dei minori soli, delle donne vittime di violenze e di tutti coloro che giungono in Italia spesso dopo situazioni di grave sofferenza vissute durante il viaggio e, in molti casi nei centri di detenzione in Libia, sia al centro dell’incontro di oggi tra le autorità locali e il Governo. E’ necessario velocizzare le procedure di trasferimento, assicurando che ai minori non accompagnati vengano riconosciuti tutti i fondamentali diritti sanciti dalla Legge Zampa, a partire da un’accoglienza immediata degna di questo nome, l’assistenza sanitaria e la nomina di un tutore” ha dichiarato Raffaela Milano, Direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children.
Altrettanta attenzione merita la situazione dei minori presso un confine lontano dai riflettori, quello tra Italia e Francia, in particolare nell’area di Ventimiglia, dove al momento minori accompagnati e nuclei familiari, a fronte della chiusura del campo Roja, risultano, al pari degli altri migranti e richiedenti asilo, privi di accoglienza e rischiano di finire nelle mani dei trafficanti allo scopo di varcare il confine verso la Francia. Notizie preoccupanti arrivano anche dalla rotta balcanica.
“Sono passati cinque anni da quando Alan Kurdi ha perso la vita appena al largo delle coste turche, diventando un tragico simbolo della ‘crisi dei rifugiati’. I leader europei sono stati tra i primi a dire: “Mai più”, ma da allora hanno solo reso le rotte più difficili e pericolose per rifugiati e migranti “, ha dichiarato Anita Bay Bundegaard, direttrice di Save the Children Europa.
“Il modo in cui l’Europa ha trattato i bambini più vulnerabili nel momento del bisogno è inaccettabile. Ad esempio, dall’agosto 2019, ogni giorno in media 10.000 minori risultavano bloccati sulle isole greche, il 60% dei quali di età inferiore ai 12 anni. Sebbene siano stati compiuti alcuni sforzi per ricollocarli al di fuori della Grecia, migliaia sono stati abbandonati al loro destino a causa della riluttanza di alcuni paesi europei ad accogliere e prendersene cura. Nel frattempo, i bambini continuano a morire alle porte della UE mentre i leader europei guardano dall’altra parte”, ha continuato Bay Bundegaard.
Molti minori stanno fuggendo da paesi che affrontano crisi, alcune delle quali protratte per anni. Con il conflitto in Siria al suo decimo anno, la metà degli otto milioni di bambini del Paese non ha conosciuto altro che la guerra. Il conflitto in Afghanistan, da cui proviene la maggior parte dei minori non accompagnati che arrivano in Europa, rimane tra i più mortali per i bambini, che rappresentano quasi un terzo di tutte le vittime nel Paese[2].
Molti Paesi europei hanno risposto alla crisi dei migranti chiudendo i loro confini, facilitando la detenzione dei minori o rendendo quasi impossibile il ricongiungimento dei bambini con i loro genitori. Nella sola Grecia circa 331 minori erano in detenzione nel marzo 2020.
“Quando proviamo ad attraversare i confini veniamo picchiati duramente dalla polizia, trattati rudemente. Penso che vogliano terrorizzarci per scoraggiarci a riprovare. Non vedo la mia famiglia da molto tempo, sono partito per andare in Europa perché non c’era niente per me in Siria, o in Libano, o in Turchia” ha detto Ahmed, un ragazzo di 15 anni fuggito dalla Siria e che ora si trova a Belgrado, in Serbia.
I bambini soffrono di incubi e altri sintomi di traumi e depressione, incluso l’autolesionismo, a causa della loro esperienza nel Paese di origine e del viaggio faticoso, dei permessi di soggiorno precari e della paura di essere espulsi[3].
“Sebbene siano stati apportati alcuni miglioramenti[4], questi sono oscurati da politiche e misure di frontiera brutali, per impedire che i bambini vulnerabili entrino in Europa. L’Europa deve trarre insegnamenti dal passato. Le nuove politiche migratorie non dovrebbero andare a scapito della vita dei bambini ” ha continuato Anita Bay Bundegaard.
La maggior parte degli oltre 200.000 minori non accompagnati arrivati in Europa per chiedere asilo proviene da Afghanistan, Siria ed Eritrea e finisce per restare in Germania, Grecia, Italia e Svezia[5]. Ciononostante, su un totale di circa 35.000 richiedenti asilo ricollocati dalla Grecia e dall’Italia negli ultimi cinque anni, solo 823 erano minori non accompagnati[6]. Nel frattempo gli arrivi via mare in Grecia sono quasi raddoppiati tra il 2018 e il 2019 (da 32.000 a 60.000 persone)[7].
In attesa dell’annuncio dell’UE sul “Patto Asilo e Migrazione” che ispirerà le nuove misure in materia, Save the Children chiede che i diritti dei bambini siano al centro di tali decisioni e che l’UE ei suoi leader garantiscano che vengano prese misure per garantire la sicurezza dei minori vulnerabili. Si deve garantire che i minori possano accedere immediatamente all’asilo e alla protezione una volta arrivati in Europa, invece di essere respinti. Solo percorsi di migrazione legale, compreso un rapido accesso al ricongiungimento familiare, possono impedire che i bambini e adolescenti muoiano durante il loro viaggio verso l’Europa.
“Ci aspettiamo che l’Italia giochi un ruolo centrale nelle consultazioni europee per il Patto Asilo e Migrazione, garantendo il giusto spazio alla protezione e accoglienza di minori, neomaggiorenni e nuclei familiari con bambini. Auspichiamo, inoltre, che la Legge Zampa possa essere di ispirazione per la costruzione di un sistema di protezione europeo che consideri i minori non accompagnati soprattutto e innanzitutto minori, e non una componente incidentale della gestione delle politiche migratorie. Al contempo, è essenziale che l’Italia dia piena attuazione a questa innovativa legislazione, emanando al più presto i decreti attuativi mancanti e rendendo omogenea la prassi delle istituzioni territoriali, tra cui Questure e Prefetture, come richiesto a giugno dal report “Superando le barriere”. Un investimento sull’integrazione dei minori migranti e un’attenzione specifica al delicato momento del passaggio alla maggiore età dovrebbero ispirare tanto le politiche europee quanto quelle nazionali, affinché nessuno, in questo momento cruciale per il nostro continente, sia lasciato indietro” ha concluso Raffaela Milano.