Venerdì 20 maggio è previsto sciopero nazionale. Contrarietà all’invio di armi in Ucraina, si chiede anche aumento spese sociali e salari, ripristino scala mobile e reddito per tutti (1). Sciopero anche in Rai.
Insomma, si sciopera per la pace nel mondo, in versione continente europeo sotto il giogo americano e, per non essere da meno, si aggiungono alcune rivendicazioni tipiche della generiche utopie che, una volta, venivano chiamate comuniste.
Le motivazioni contro la guerra sono tipiche di alcuni cosiddetti pacifisti, con filo-putiniani a tutti gli effetti, mistici dell’immolazione all’invasore e violentatore, teorici del disarmo unilaterale e “bastian contrari” (2) a tutto ciò che sappia di istituzioni.
Ci sono anche queste persone, neanche tanto marginali in Italia a differenza di altri paesi Ue (3), ed è bene e necessario che si facciano sentire. Abbiamo necessità di confrontarci e capire e – sperando che lo capiscano anche loro – questo è possibile perché non abbiamo (al momento) un invasore sui nostri territori che ce lo impedisca. E sperando che questa comprensione e confronto non si limiti a urla, baggianate e falsità che spesso vengono propinate da media più interessati ad audience e conseguenti introiti pubblicitari, che non a svolgere servizio di informazione (Rai inclusa).
Abbiamo dubbi che per confrontarsi sia necessario lo sciopero e i conseguenti disagi anche per chi non ne vorrebbe essere coinvolto, o magari subisce disagi perché svolge un lavoro che non può mai essere fermato, nonché per consumatori e utenti più in generale. Ma sembra che per alcuni le espressioni motivazionali, culturali ed economiche (4) si possano esprimere solo in questo modo, costringendo chiunque a subirne le conseguenze.
Assemblee cittadine, di quartiere, di condominio, di strada, magari con richiami culturali e di intrattenimento, in cui confrontarsi; media a disposizione (Rai soprattutto, nazionale e regionali) che mettano da parte i loro problemi di budget e si dedichino a questo servizio pubblico… roba da alieni?
E il giorno dopo il 20 maggio avremo quelli già convinti che saranno più convinti, quelli disinteressati o non-convinti che continueranno ad essere tali e, una piccola ma non insignificante parte, di chi, per aver subito le conseguenze dello sciopero, sarà meno disponibile ad ascoltare con serenità e razionalità le motivazioni degli organizzatori dei disagi che uno sciopero, innegabilmente, porta con sé.
Per essere più chiari. Se uno sciopera contro un’ingiustizia creando problemi direttamente all’autore di questa presunta ingiustizia e non altri, fa bene. Ma il 20 maggio lo sciopero è per la pace nel mondo… e, essendo sciopero e non manifestazione, presenta tutti i problemi pratici connessi ad uno sciopero.
1 – qui la piattaforma e l’elenco delle organizzazioni che vi partecipano:
2 – tipici i no-vax, no-greenpass che – nuova occasione – continuano la loro mobilitazione “contro”.
3 – tranne Ungheria, dove sembra che siano maggioranza, e Francia dove sono perlomeno quel 40% e rotti che ha votato Le Pen alle ultime presidenziali.
4 – anche se in questo caso le motivazioni economiche sembrano aggiunte come una sorta di riempitivo… “perché siamo lavoratori e una qualche ragione per assentarci al lavoro va trovata”…. visto che innegabilmente il motivo è la pace nel mondo
François-Marie Arouet – Aduc