Si è conclusa alle ore 02,00 odierne la seconda giornata di sciopero nazionale dei ferrovieri, nell’ambito della mobilitazione per il rinnovo dei contratti di categoria e a sostegno delle piattaforme rivendicative per il recupero di effettive tutele su salute e sicurezza, diritti economici e professionali, scaturite dal confronto assembleare delle lavoratrici e dei lavoratori interessate/i, che ha coinvolto il personale di macchina/bordo treni e quello della circolazione.
Un’azione di protesta articolata su diverse giornate che ha confermata l’alta percentuale di adesioni degli scioperi precedenti e dunque la tenuta dello stato di mobilitazione delle stesse lavoratrici e lavoratori.
Nell’ambito della stessa azione lo scorso 6 settembre hanno scioperato, ancora in percentuali straordinarie, i ferrovieri della manutenzione infrastrutture, impegnati da inizio anno nel contrasto all’accordo nazionale di settore del 10 gennaio ’24, portando la loro protesta sotto il ministero del lavoro e la sede Rai a Roma.
Sono in particolare i ferrovieri dell’esercizio che stanno dando prova di determinazione e consapevolezza nella lotta per il recupero delle tutele perse in anni di contrattazione al ribasso, esprimendo un netto rifiuto delle condizioni di lavoro di cui ai vigenti assetti contrattuali e agli equilibri aziendal/sindacali che garantiscono gli attuali assetti organizzativi.
Il degrado delle condizioni di lavoro e di quelle dello stesso servizio ferroviario sono le due facce della stessa medaglia di cui si fregia il management delle società del Gruppo FSI, su mandato esclusivo dell’azionista statale e governativo, in una progettualità d’impresa che sempre più vuole vedere lavoratrici e lavoratori come orpelli di un meccanismo produttivo improntato alla speculazione economica dei grandi gruppi privati del settore, prima che come persone lavoratrici portatrici di diritti, ignorando i disastrosi effetti delle loro visioni che già funestano la realtà del modo ferroviario nel suo complesso.
E’ dunque anche nel più generale interesse economico/sociale del Paese che va collocata la battaglia di queste lavoratrici e di questi lavoratori del più consistente gruppo industriale di diritto pubblico italiano che, mentre riprendono la parola sulle loro condizioni di vita e di lavoro, mettono in evidenza le relazioni pericolose tra le ingegnerie organizzative del management ferroviario e la palese messa in discussione del diritto di tutti i cittadini a un servizio di trasporto sicuro e costituzionalmente garantito, bene comune del Paese democratico.
Il quadro complessivo delle politiche socio/economiche governative impone tuttavia una critica dello stesso stato d’assetto democratico italiano, dove si riscontrano anche allarmanti manovre istituzionali per ulteriori giri di vite sull’esercizio di diritti fondamentali come quello di sciopero, già fortemente condizionato dalla legge 146/90, forse la più restrittiva tra quelle vigenti nei Paesi Europei, e dove collochiamo il clamoroso caso del mancato rinnovo delle rappresentanze sindacali unitarie e per la sicurezza dei lavoratori, nelle società del Gruppo FSI, elette nove anni fa e formalmente decadute dal dicembre 2018.
Sarà la capacità di tenuta di queste lavoratrici e lavoratori, nella loro volontà di lotta per la rivendicazione di altre condizioni di lavoro, a promuovere lo sviluppo e il consolidamento di percorsi alternativi e conflittuali per la messa in discussione degli equilibri politico/aziendal/sindacali che hanno garantito l’iniziativa padronale nelle ferrovie e il predominio della gestione operativa societaria e aziendale. Su quei percorsi USB continuerà a garantire la sua capacità organizzativa e di indirizzo delle lotte per il recupero di tutele contrattuali sui diritti fondamentali per la salute, la sicurezza, la dignità economica e professionale delle lavoratrici e dei lavoratori delle ferrovie tutte/i.