Scompenso cardiaco: cura salvavita per 1 milione di italiani

Lo scompenso cardiaco, seconda causa di ricovero ospedaliero dopo il parto, rappresenta uno dei problemi più rilevanti dal punto di vista assistenziale che abbiamo da tempo nei nostri ospedali sia perché i pazienti sono tanti – potenzialmente la malattia riguarda 1 milione di italiani, di cui 100mila in regione Toscana – sia perché, essendo una patologia cronica, sono frequenti gli episodi di recidive e di reingresso ospedaliero. Percentualmente i pazienti sono in maggioranza anziani (oltre i 70 anni) e con più patologie e questo complica ulteriormente il quadro clinico. 

 

SVOLTA NELLA CURA

Fortunatamente, dal punto di vista farmacologico, esistono oggi grandi novità nella cura dello scompenso cardiaco, grazie agli inibitori selettivi del co-trasportatore renale di sodio e glucosio (SGLT2i): farmaco che nasce come anti diabetico, ma che ha dimostrato una grande efficacia anche nel trattamento dello scompenso cardiaco, essendo in grado di ridurre l’andamento della mortalità già dalle prime settimane dall’inizio della somministrazione. Sono farmaci estremamente facili da utilizzare, con dosaggio unico e senza la necessità, nel tempo, di incrementare le dosi, inoltre hanno effetti collaterali molto ridotti. “Potenzialmente garantiscono una gamma di utilizzo su pazienti molto vasta e da parte di specialisti diversi (cardiologo, internista, medico di medicina generale) – spiega Massimo Milli, Direttore SC Cardiologia Firenze 1, Azienda USL Toscana Centro, nel corso de webinar “L’INNOVAZIONE CHE CAMBIA E SALVA LA VITA DEI MALATI CRONICI – SCOMPENSO CARDIACO – Focus on SGLT2i TOSCANA”, promosso da Motore Sanità con il patrocinio di Regione Toscana, Azienda USL Toscana Centro, Azienda USL Toscana nord ovest, Azienda Ospedaliero Universitaria Careggi, Università di Siena e con il contributo incondizionato di Boehringer Ingelheim e Lilly. Si tratterà adesso di capire come utilizzarli al meglio insieme alle altre 3 classi di farmaci per lo scompenso cardiaco (ARNI – betabloccanti e anti aldosteronici), così come raccomandano le linee guida”.

 

TELEMEDICINA E PROSSIMITÀ DELLA CURA

Otre all’ottimizzazione della terapia, dobbiamo pensare all’ottimizzazione organizzativa per l’inserimento dei pazienti in percorsi assistenziali – continua Milli. Uno degli aspetti che sarà da implementare nel prossimo futuro, inoltre, è l’ascesa in campo della telemedicina: la tecnologia ci offre tante possibilità di cura e di assistenza a domicilio del paziente, ma dobbiamo costruire dei modelli organizzativi, affinché le informazioni raccolte vengano gestite al meglio. Altro aspetto quello della prossimità della cura: sempre di più con la nascita delle case di comunità sul territorio si giocherà la partita di questi pazienti cronici e quindi occorre mettere in atto dei modelli assistenziali innovativi che mettano essenzialmente il medico di famiglia e il cardiologo in contatto più stretto sul territorio per creare un link e una risposta efficace e immediata per il paziente che si rivolge al Servizio sanitario nazionale. Questo in collaborazione con l’infermiere, altra figura professionale fondamentale”.

 

PATOLOGIA DESTINATA AD AUMENTARE

La Consigliera Donatella Spadi – Membro della Commissione Sanità del Consiglio Regionale della Toscana –, sottolinea il fatto che, con l’invecchiamento progressivo della popolazione, lo scompenso cardiaco rappresenta una patologia destinata ad aumentare. “Per questo è necessario creare una migliore organizzazione per trovare più qualità ed efficienza nelle cure – aggiunge Spadi. Grazie alla Missione 6 del PNRR ci sarà una riprogrammazione della medicina territoriale che, con l’aiuto delle reti di prossimità, delle strutture intermedie e della telemedicina, permetterà una migliore assistenza. In sanità ormai, dobbiamo pensare a modelli di cure tali da offrire ai malati un supporto personalizzato anche a livello domiciliare. Non possiamo poi dimenticare l’innovazione tecnologica e farmacologica che determinano, a fronte di costi iniziali maggiori, una sopravvivenza più lunga e soprattutto una migliore qualità della vita”.

 

AFFANNO, AUMENTO DEL PESO E GAMBE GONFIE TRA I SINTOMI

Lo scompenso cardiaco è l’imbuto finale di tutta una serie di patologie cardiache (ipertensione, infarto, problemi valvolari) che, nel proseguo della loro evoluzione nel tempo, contribuiscono nel determinare una riduzione della forza di pompa del cuore. Per questo è così frequente. Non riuscendo più il cuore a smaltire tutti i liquidi che gli arrivano, essi tendono ad accumularsi a livello polmonare e a livello periferico, dando luogo a i tutti sintomi caratteristici dell’insufficienza cardiaco: affanno, gambe gonfie e aumento del peso. “Fondamentale la diagnosi precoce (visita cardiologica ed ecocardiogramma anche con le tecnologie più avanzate), per intervenire in fase iniziale della malattia con l’aiuto dei nuovi farmaci – sottolinea Matteo Cameli, Professore Associato di Cardiologia e Direttore della Scuola di Specializzazione in Cardiologia presso l’Università di Siena. Occorre sensibilizzare la popolazione ad aderire alle attività di screening, dal momento che lo scompenso cardiaco è prevalente ancor prima dello sviluppo dei sintomi”.