Dopo articolate indagini svoltesi tra il 2017 e il 2019 sotto la direzione della Procura della Repubblica di Roma e coordinate dei Procuratori Aggiunti Nunzia D’Elia e Lucia Lotti e dai Sostituti Procuratori Maria Bice Barborini e Luigi Fede, i militari della Sezione Operativa Centrale del Reparto Operativo del Comando Carabinieri per la Tutela della Salute hanno dato esecuzione all’ordinanza di applicazione di 11 misure cautelari personali emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Roma (n. 2 provvedimenti restrittivi agli arresti domiciliari, n. 5 obblighi di dimora nel comune di residenza e n. 4 obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria) e a 22 decreti di perquisizione locale e personale disarticolando un’associazione per delinquere, di natura transnazionale, finalizzata al traffico di sostanze dopanti e anabolizzanti, anche a effetto stupefacente, con basi operative a Roma e Malta e centri di distribuzione locale ubicati in tutto il territorio nazionale (Trentino Alto Adige, Veneto, Lombardia, Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Puglia e Campania).
Il GIP, condividendo l’impianto investigativo delineato dalla Procura Capitolina che ha diretto i militari della Sezione Operativa Centrale del Reparto Operativo, ha infatti ritenuto sussistenti nei confronti degli 11 destinatari delle misure cautelari, tutti italiani, gli elementi costitutivi di una stabile struttura associativa –
aggravata dalla transnazionalità – con ruoli e compiti suddivisi e determinati, attiva nel traffico internazionale di sostanze dopanti e stupefacenti estremamente pericolose per la salute.
Le indagini sono state avviate, nel 2017, a seguito del blocco di una spedizione sospetta presso l’Aeroporto di Ciampino da parte dei Carabinieri della Sezione Operativa Centrale e dei funzionari dell’Agenzia dei Monopoli e delle Dogane, con i quali è stata nel tempo sviluppata una proficua collaborazione info-operativa consolidata, peraltro, dalla recente sigla di uno specifico “protocollo d’intesa” tra il Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri e la medesima Agenzia, e hanno visto il coinvolgimento, nel complesso, di 58 persone ritenute responsabili, a vario titolo, di gravi reati che vanno dal reato associativo, aggravato dalla transnazionalità e finalizzato a una pluralità di condotte criminose connesse con l’importazione e la commercializzazione illecita di medicinali, sostanze dopanti vietate e di stupefacenti, alla falsificazione di documenti e di ricette mediche impiegati per l’approvvigionamento delle medesime sostanze medicinali, con gravissimi rischi per la salute degli assuntori.
Nel dettaglio, le complesse investigazioni, condotte mediante servizi di pedinamento, intercettazioni, analisi finanziarie e delle movimentazioni bancarie, attivazione dei canali di cooperazione internazionale giudiziaria e di polizia (con EUROJUST ed EUROPOL), nonché attraverso il monitoraggio del web, hanno consentito di ricostruire il modus operandi dell’organizzazione rilevando che le sostanze dopanti, una volta illecitamente importate dall’estero in Italia, venivano commercializzate sul territorio nazionale attraverso vari centri di distribuzione da nord a sud e spedite mediante ignari corrieri all’interno di plichi anonimi o recanti intestatari fittizi, per essere poi destinate a sportivi e atleti, sia professionisti sia amatoriali, che le assumevano per migliorare le proprie prestazioni agonistiche, come peraltro riscontrato in occasione di mirati controlli antidoping effettuati in competition e out competition dai militari specializzati del NAS in collaborazione con NADO ITALIA e con la Sezione Vigilanza sul Doping del Ministero della Salute.
Ingenti e variegate le quantità e le tipologie di sostanze dopanti sequestrate nel corso delle indagini, che, oltre a 17 sequestri, hanno permesso di ricostruire più di 300 episodi di commercializzazione per complessive 14.000 confezioni (fiale, compresse e polveri, preparate in pericolose miscele), di cui 700 stupefacenti
(segnatamente riferite al nandrolone, sostanza inserita nella Tabella I annessa al DPR 309/90), 8.000 miscele di testosteroni, 4.000 confezioni di GH (ormone della crescita) ed EPO (eritropoietina) e 1.300 di altri tipi di ormoni, per un volume di affari di circa 1.000.000 di euro. I quantitativi già cospicui, si vanno a sommare agli esiti delle perquisizioni odierne, che hanno permesso di rinvenire e sequestrare complessivamente:
– 4.000 compresse e 126 bustine di testosterone;
– 290 flaconi di ormone della crescita, testosterone e nandrolone;
– 350 fiale di testosterone e ormone della crescita;
– numerosi dispositivi informatici e strumenti elettronici di pagamento recanti intestatari fittizi;
– circa 5.000 euro in contanti;
– varie ricette mediche falsificate;
– 170 etichette per farmaci e circa 100 flaconi vuoti;
– 2 pinzatrici in ferro per la sigillatura manuale delle fiale.
Il quantitativo di sostanze anabolizzanti e di materiale per il confezionamento dei prodotti rinvenuto all’interno dell’abitazione di uno degli indagati destinatari di misura cautelare, fa pensare all’esistenza di quello che si può considerare un vero e proprio “laboratorio artigianale”.
Durante le investigazioni, è stato, inoltre, tratto in arresto in flagranza, in regime di “consegna controllata” ai sensi dell’art. 9 della legge 146/2006, un soggetto resosi responsabile d’importazione di sostanze stupefacenti ad azione dopante e di sostanze anabolizzanti vietate, dallo stesso poi commercializzate.