Colpa della precarietà e del blocco del doppio canale di reclutamento degli insegnanti dovuto al reiterato abuso dei contratti a termine, al mancato adeguamento dell’organico di fatto a quello di diritto, all’ostinata chiusura delle GaE e al cattivo utilizzo delle graduatorie delle scuole per le supplenze
La media per la firma del contratto a tempo indeterminato deriva dai dati ufficiali del Miur ed è in costante aumento, soprattutto nel primo ciclo dove operano non a caso i diplomati magistrale vittime di decisioni errate dell’amministrazione che minacciano oggi anche la loro stabilizzazione
Secondo Tuttoscuola “è la riprova dello stallo in cui si trova il personale docente precario che invecchia, attendendo di passare alla stabilizzazione del rapporto di lavoro”. Marcello Pacifico (Anief): Nemmeno l’attuale Governo ha capito che quella del docente è una professione particolarmente a rischio logoramento, che quindi andava collocata nell’Ape Social e anche nella quota 100, ma senza alcuna decurtazione mensile
La categoria degli insegnanti continua ad invecchiare: in media hanno 51 anni e due mesi. Dopo il computo della Ragioneria dello Stato, che attraverso il Conto annuale ha confermato come gli insegnanti italiani siano quelli con l’età più avanzata in Europa, la stima stavolta è stata realizzata da Tuttoscuola, su dati ufficiali Miur, che è andata a mettere a confronto la situazione anagrafica dell’anno scolastico 2015-16 con quella di due anni dopo, il 2017-18: la rivista ha scoperto che l’età media dei docenti di ruolo di tutti gli ordini di scuola, compresi gli insegnanti di sostegno, (complessivamente erano 733.654 docenti nel 2015-16) era allora di 50 anni e 8 mesi. Due anni dopo, quando il numero di docenti di ruolo era salito a 737.243 unità, sebbene nel frattempo fosse stato realizzato il piano straordinario della Buona Scuola, l’età media degli insegnanti si è attestata a 51 anni e 2 mesi, compresi i docenti di sostegno.
Questo significa che “gli insegnanti di scuola primaria restano mediamente i più giovani, anche se poi anche loro hanno registrato un aumento dell’età media di circa 7 mesi, passando dai 49 anni e 6 mesi del 2015-16 a 50 anni e un mese di due anni dopo. Forse il turn over di quest’anno, arricchito dalle uscite di quota 100, potrebbe favorire una inversione di tendenza, ma indubbiamente ci vorranno molti anni per abbassare l’età media dei nostri insegnanti di ruolo avvicinandola a quella della maggior parte dei Paesi europei”.
Il dubbio, tuttavia rimane, perché ammesso che si riesca a realizzare il turnover anche su quota 100, poiché i controlli dell’Inps sulle domande dei circa 14 mila docenti potrebbero essere svolti in tempi successivi alla formazione degli organici del personale scolastico, la maggior parte dei nuovi che subentreranno avranno una media anagrafica tutt’altro che bassa. Sempre Tuttoscuola ha fatto emergere che “per i supplenti che nel 2015-16 erano poco più di 100 mila e due anni dopo superavano le 135 mila unità, nell’arco di un biennio la loro età media complessiva si è innalzata di oltre un anno, passando da 39 anni e 3 mesi del 2015-16 a 40 anni e 4 mesi nel 2017-18”.
Tra i diversi ordini di scuola la graduatoria dei più anziani vede in testa i supplenti della scuola dell’infanzia seguiti da quelli della primaria. Nell’uno e nell’altro caso si registra anche il più consistente aumento dell’età media nell’arco del biennio considerato: 43 anni e 7 mesi (era di 41 anni e 1 mese) per i docenti dell’infanzia, 41 anni e 2 mesi (era di 38 anni e 8 mesi) per quelli della primaria.
Secondo Anief non è un caso se i docenti precari del primo ciclo scolastico sono quelli più avanti negli anni: stanno invecchiando da supplenti, in attesa che la giustizia si esprima sulle loro ragioni. E anche se queste sono da vendere, nell’ultimo periodo abbiamo assistito anche ad autorevoli pareri dei giudici negativi, come quelli del Consiglio di Stato su maestri con diploma magistrale. I quali ora sperano vivamente nei pareri, sull’abuso delle supplenze anche in presenza di posti liberi, da parte della Corte di Cassazione, già riunita il 12 marzo scorso, della Corte Costituzionale, sulla legittimità del concorso straordinario della scuola secondaria, che avrà inevitabili ripercussioni sul primo ciclo e anche del Consiglio d’Europa.
“La presenza in Italia di un corpo docente anziano – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – è risaputa. Non si comprende, se non per meri motivi di finanza pubblica, il motivo per cui il Governo precedente e anche l’attuale non abbiano compreso i dipendenti scolastici tra le categorie professionali ad alto pericolo di salute, per via dello stress derivante dalla presenza di tanti alunni in contemporanea, e quindi da includere nell’Ape social. Anche l’accesso a quota 100 sarebbe stata utile per ringiovanire la categoria, ma senza prevedere decurtazioni dell’assegno di quiescenza e anticipando ulteriormente gli anni utili per lasciare e il numero di contributi da accumulare”.
“È quello che hanno capito altri paesi europei. Come la Germania – ricorda il sindacalista autonomo – dove si lascia la cattedra prima dei 60 anni di età, anche con 25-26 anni di servizio, senza andare ad intaccare l’assegno di pensione. Tra l’altro è una scelta che ha anche dei vantaggi sociali, visto che la riprovata insorgenza di patologie e malattie invalidanti del corpo docente, vittima del burnout, si va a riflettere sulle Stato, che si deve fare carico dell’assistenza medica e specialistica di questo personale utilizzato oltre ogni logica temporale”.