Oggi termina la scuola per milioni di alunni, ma per tantissimi docenti precari inizia il calvario della disoccupazione, perché entro pochi giorni verranno licenziati, come ogni anno: in 120 mila lasceranno la cattedra al termine delle attività didattiche a fine mese.
La fine della scuola dà via al meritato riposo per milioni di studenti, ma anche al licenziamento di ben 120mila insegnanti che a fine mese lasceranno la cattedra.
Tuttavia stavolta potrebbe essere l’ultima, poiché una recentissima sentenza della Corte di Giustizia europea sulla causa C-245/17, relativa alla analoga legge spagnola, potrebbe dare ragione a tutti quei supplenti collocati anticipatamente alla porta: i lavoratori, per i giudici UE, avrebbero infatti diritto a contratti per l’intero anno scolastico, quindi a percepire anche le mensilità estive di luglio e agosto.
Sono inequivocabili le conclusioni dell’avvocato generale Kokott sulla causa sollevata dal Consiglio di Stato della Castiglia a proposito del ricorso di due insegnanti Ibanez e Vara Gonzales contro la norma spagnola che permette il licenziamento al 29 giugno, giorno di termine delle lezioni in Castiglia: anche in quel caso, è solo il risparmio della finanza pubblica che porta al licenziamento di docenti assunti per l’intero anno scolastico, che in Spagna inizia il 15 settembre. Al punto 60, il relatore, dopo aver comparato il lavoro uguale svolto da docenti di ruolo e precari, conclude che “la cessazione dal servizio dell’appellativo al termine del periodo di lezioni (…) costituisce una disparità di trattamento che deve essere giustificata ai sensi della clausola 4, paragrafo 1, dell’accordo quadro di cui alla direttiva UE 70/99”.
“A questo punto – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal – se la Corte Ue dovesse condividere le tesi dell’avvocato generale, allora cadrebbe anche la legge italiana che a priori distingue le supplenze annuali da quelle al termine delle attività didattiche e da quelle brevi. Così, quasi per una strana coincidenza, nel giorno del termine delle lezioni in quasi tutte le regioni italiane, Anief mette in forte dubbio la valenza della normativa nazionale sulla materia (la Legge 124/99) che, per le stesse ragioni economiche, da anni ha legalizzato il licenziamento di milioni di precari al termine delle lezioni se supplenti brevi, ma anche al 30 giugno se subentrati su posti apparentemente non vacanti. E solo una minima parte di supplenti è contrattualizzata fino al 31 agosto. Anche su questo, però, ora il vento sta cambiando”.
Il giovane sindacato apre quindi le preadesione per un nuovo ricorso dopo aver vinto in Cassazione coi suoi legali nel 2016 e aver sollevato due ulteriori questioni pregiudiziali relative alla Legge 107/2015, la riforma Renzi-Giannini, laddove non prevedere risarcimenti per il personale di ruolo per gli abusi dei contratti e la ricostruzione immediata di tutto il servizio pre-ruolo. La nuova attività giudiziaria arriva, inoltre, dopo la risoluzione del Parlamento UE che non ammette repliche, basata sulla storica sentenza Mascolo del novembre 2014, inviata solo qualche giorno fa al consiglio Ue, ai Capi di Stato e alla Commissione sulla necessità di riformulare la direttiva 70/1999 proprio in virtù della sua mancata piena attuazione nei paesi europei, a seguito delle petizioni promosse anche da Anief nei reclami collettivi presentati.
Per il sindacato, le espressioni delle Corte europee fanno dedurre che limitare le supplenze annuali al 30 giugno rappresenta l’ennesimo abuso nei confronti dei precari. Pertanto, Anief avvia la raccolta delle preadesioni per convertire in annuali fino al 31 agosto tutti i contratti degli ultimi dieci anni, illegittimamente fatti sottoscrivere solo fino al termine delle lezioni (30 giugno) o delle attività didattiche in annuali. Secondo l’ufficio legale Anief è possibile recuperare cifre importanti: fino a ventimila euro di risarcimento.