La scuola non è un carcere, aveva detto Marcello Pacifico, presidente Anief e Udir, durante l’audizione in Senato del 26 novembre scorso, chiedendo lo stralcio di tutto il personale del settore e dell’area dell’istruzione dalla norma. Sono trascorsi quasi cinque mesi ed ora il tema è diventato di pubblico dominio e di plateale protesta.
Alcuni sindacati invitano i presidi a twittare le proprie impronte al ministro e a scioperare, in modo compatto, il prossimo 17 maggio. Anief e Udir si dichiarano favorevoli e sono pronte ad altre azioni plateali, anche in vista degli Esami di Stato. Quel giorno, infatti, i dirigenti scolastici dove dovranno ad esempio timbrare il cartellino quando presiederanno le Commissioni? Ce lo spieghi il ministro Bussetti, visto che è un preside anche lui.
Cresce il malcontento e l’opposizione contro la norma inserita nel disegno di legge n. 1122, in questi giorni all’esame delle Commissioni di Palazzo Madama, che obbliga il personale dirigente del pubblico impiego, compresi i capi d’istituto, e gli tutti gli impiegati, quindi anche il personale Ata della scuola, a dimostrare la loro presenza sul luogo di lavoro attraverso la rilevazione dei dati biometrici, come le impronte digitali e la scansione dell’iride.
LE CONTESTAZIONI
I dirigenti scolastici – scrive Orizzonte Scuola – protestano via Twitter contro il decreto Concretezza che prevede che vengano prese le loro impronte per rilevare la loro presenza nelle scuole. I sindacati della scuola stanno organizzando la protesta ed hanno anche raccolto 200 mila – tra email e lettere – di critica al provvedimento, si punta a ottenerne 500 mila. Previsto anche un presidio e un flash mob davanti al Senato quando ci sarà l’approvazione del decreto.
MINISTRI D’ACCORDO
Anche il ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca, Marco Bussetti, interviene sulla questione delle impronte digitali, dicendosi in linea con il ministro della PA Giulia Bongiorno, assicurando che si tratta “solo di una questione di trasparenza per verificare la presenza e non per misurare l’orario di lavoro, che non è previsto per i dirigenti”.
IL NO DI ANIEF E UDIR
Secondo Marcello Pacifico, presidente Anief e Udir, “è ridicolo chiedere una rilevazione biometrica, con costi non indifferenti per lo Stato, con milioni di euro di spesa, a chi deve gestire anche venti plessi scolastici: il solo pensiero è offensivo e lesivo dell’immagine di chi intende ancora preservare la scuola come istituzione autonoma, seria ed efficiente del Paese”.
“Per non parlare del personale Ata – prosegue il sindacalista autonomo – già fortemente sottodimensionato come organico: speriamo soltanto che non debbano lasciare le proprie impronte in ogni piano e in ogni plesso, perché andrebbero in tilt gli apparecchi di rilevazione visto che il personale si sposta continuamente da una sede all’altra, anche per garantire la sicurezza degli alunni. Un altro ministro – conclude Pacifico – si sarebbe dimesso da dirigente scolastico, ma di certo non avrebbe avallato tale scempio”.