Secondo il vicepresidente del Consiglio, l’on. Luigi Di Maio, avrebbe preso il via il cambiamento politico atteso da anni. E il cambiamento riguarderebbe anche l’Istruzione. Anche se, ha scritto in queste ore il vice-premier e ministro del Lavoro, “c’è ancora tanto da fare per la sanità (dobbiamo togliere i manager nominati dalla politica), per la scuola (smantellare la “buona scuola” a partire dalle classi pollaio e assumere più insegnanti)”.
Se si valutano le cose fatte dal Governo giallo-verde per la scuola, Anief ammette che un nuovo cammino è iniziato, ma alcune decisioni non accompagnate dalle misure necessarie segnalate si sono rivelate, persino, controproducenti.
IL PRECARIATO
L’abolizione del limite al numero massimo di supplenze, ad esempio unita alla cancellazione del FIT e dei concorsi riservati ai precari con 36 mesi, elimina ogni possibilità di assunzione nei ruoli dei supplenti che da anni sono stati chiamati dallo Stato e quella formazione iniziale che aveva anche garantito una migliore qualità della didattica. Basterebbe ridurre ad un anno la formazione iniziale e il reclutamento, piuttosto che ritornare ai vecchi concorsi, organizzare nuovi corsi universitari abilitanti e riaprire le GaE col doppio canale di reclutamento. Senza questa soluzione, sempre più cattedre rimarranno scoperte durante le convocazioni, mentre sempre più precari subiranno l’abuso dei contratti e ricorreranno contro quello Stato che li chiama ma non li assume.
GLI ORGANICI
L’aumento di 2 mila posti al tempo pieno e di 400 posti di strumento musicale, dovuti al commissariamento del Miur ottenuto dall’Anief, la fine dei servizi esternalizzati e degli ambiti territoriali sono tutti segni di una svolta che richiede maggiore coraggio e una ferma determinazione a rivisitare i criteri di formazione degli organici e delle classi. Per farlo ci vogliono le opportune risorse finanziarie, come già segnalato dal centro studi della Camera sulla proposta di legge presentata sulle classi pollaio. E poi non bisogna dimenticare che servirebbero 40 mila posti in più per allineare le regioni del Sud a quelle del Nord sul tempo pieno, e altrettanti per stabilizzare sia il personale Ata sia il personale docente su posti di sostegno in deroga. La verità imporrebbe una rivisitazione dell’organico di fatto per adeguarsi a quello di diritto e il ripristino del tempo scuola tagliato in ogni ordine e grado. Viviamo in uno Stato che si preoccupa di vaccinare un bambino su quattro che va nella scuola dell’infanzia, ma non di garantire il diritto allo studio agli altre tre che rimangono a casa. Per non parlare della giusta introduzione dell’attività motoria nella scuola primaria a cui deve seguire necessariamente il ripristino della didattica modulare e della presenza del docente specialista in lingua inglese.
IL COMMENTO DEL PRESIDENTE ANIEF
Secondo Marcello Pacifico, “il progetto del Movimento 5 Stelle di occuparsi del problema dell’alto numero di studenti per classe va preso necessariamente sul serio. Noi, come sindacato che tutela i lavoratori della scuola e tiene alla corretta formazione degli alunni, non possiamo che rallegrarci per questo disegno di legge. C’è però bisogno di approvarlo in fretta, insieme alla riapertura delle GaE per tutto il personale abilitato e dei corsi annuali universitari e di tirocinio per i docenti con 36 mesi di servizio”, conclude il sindacalista.