Genova – La Polizia di Stato coordinata dalla Procura della Repubblica di Genova ha eseguito una misura cautelare che prevedeva la custodia in carcere nei confronti di un cittadino italiano e gli arresti domiciliari nei confronti di due cittadini peruviani ed una coppia di moldavi, disposta dal G.I.P. del Tribunale di Genova. I reati contestati sono il favoreggiamento e lo sfruttamento della prostituzione e lo spaccio di sostanze stupefacenti. Nel corso delle perquisizioni è stata arrestata in flagranza di reato una cittadina italiana per la detenzione di circa mezzo chilo di marijuana e di cocaina.
La cornice per le attività illecite era un palazzo storico del centro città, di proprietà di una nobildonna genovese completamente estranea ai fatti, nonché alcuni appartamenti situati nel moderno centro direzionale di Genova.
Le indagini della Squadra Mobile, coordinate dalla Procura della Repubblica di Genova, partono dalle dichiarazioni di un testimone: una donna che si prostituiva in un’abitazione concessa in locazione da un uomo che era a conoscenza dell’uso che la stessa ne faceva.
Il cittadino italiano, incaricato della gestione degli appartamenti, si avvaleva della cooperazione dei due sudamericani, i quali si occupavano della manutenzione degli alloggi, delle pulizie e della raccolta del denaro che veniva richiesto alle prostitute come canone di locazione, del tutto sproporzionato rispetto ai normali affitti della zona.
Gli accertamenti svolti durante le indagini hanno appurato che i “servizi” a pagamento erogati venivano pubblicizzati online tramite inserzioni sui principali siti di incontri a luci rosse. Ma per tenere nascosti i luoghi dove materialmente si sarebbero consumati i rapporti osé, l’ubicazione esatta veniva fornita al cliente solo dopo previ contatti telefonici nel corso dei quali venivano scremati i perditempo.
Il tariffario variava da 50 euro a 150 a secondo del servizio prestato.
Ma, lo stesso contesto condominiale, ospitava anche un appartamento adibito ad uso diverso; vi era la famiglia del cittadino moldavo finito in carcere, che si occupava di “garantire la sicurezza” dello stabile, per conto dell’italiano e contemporaneamente praticava un’attività “in proprio”: spacciava cocaina ad una clientela di ogni estrazione sociale, nonché forniva droga alle stesse prostitute. Fidata collaboratrice era la moglie, che sovente si occupava di consegnare la sostanza stupefacente agli acquirenti, quando il marito non era in casa.
Le perquisizioni svolte negli immobili che ospitavano i “servizi speciali” a base di sesso e droga hanno certificato la presenza delle prostitute e cocaina, nonché quanto necessario per il confezionamento della droga.
Inoltre, gli investigatori durante gli arresti hanno scoperto anche una terza persona coinvolta; infatti la cittadina italiana si era offerta di custodire altra droga per conto del cittadino moldavo presso la sua abitazione di Bogliasco. La donna perquisita è stata trovata in possesso di marijuana e cocaina, oltre un bilancino di precisione ed una macchina per il confezionamento sottovuoto. Circostanze queste che ne hanno determinato l’arresto.