Il 27 gennaio è la giornata internazionale della memoria, istituita in Italia nel 2005 per commemorare le vittime dell’Olocausto. Milioni di persone uccise a causa delle leggi razziali ideate dalla follia nazifascista.
In questi giorni la Polizia di Stato vuole ricordare gli orrori di quegli anni bui affinché non si ripetano mai più. Bambini strappati alle loro famiglie; genitori e amici deportati e che mai hanno fatto ritorno, persone emarginate perché disabili, perché appartenenti ad altre etnie o per il loro orientamento sessuale; ragazzi cacciati dalle scuole solo perché di religione ebraica, accesso negato ai negozi, ai locali e sui mezzi di trasporto. Tutto questo è accaduto poche decine di anni fa; fatti che i nostri nonni hanno vissuto.
L’abominio viene raccontato sui canali social della Polizia di Stato. Per tutta la settimana, le immagini di copertina delle pagine Facebook e Twitter Polizia di Stato sono dedicate al ricordo delle vittime, con una foto che ne immortala il sacrificio: le Pietre d’inciampo.
Ad essere narrate sono anche le storie di chi è sopravvissuto a quelle sofferenze e di chi ha aiutato i perseguitati a mettersi in salvo, mettendo a rischio la propria vita. Come il poliziotto Mario Canessa, riconosciuto Giusto tra le Nazioni, che in servizio alla frontiera con la Svizzera, ha aiutato alcuni ebrei ad attraversare il confine per trovare la salvezza.
Ci furono altri poliziotti che si opposero al nazifascismo e per questo deportati e uccisi nei campi di concentramento. Anche a loro sono oggi dedicate le Pietre d’inciampo. Tra i tanti ricordiamo il vice commissario aggiunto Filippo Accorinti, la guardia di ps Alberto Babolin, il vice brigadiere Bruno Bodini, l’applicato di ps Giuseppe Cascio, la guardia di ps Mario Comini, il commissario Antonino D’Angelo, la guardia di ps Anselmo Guido Luigi Pisani, il vice commissario Mario Savino ed il commissario Giuseppe Sgroi. I loro nomi sono ricordati oggi con le pietre d’inciampo posate davanti alla sede della questura dell’epoca di Udine in via Treppo.
Così anche per il commissario Giovanni Palatucci, il commissario Feliciano Ricciardelli e il commissario Camillo Renzi deportati nel 1944 nel campo di concentramento di Dachau.