Milano – Se la pandemia ha dominato la discussione degli ultimi due anni in merito al tema della sicurezza sul lavoro, i numeri degli incidenti e delle vittime nel nostro Paese (1200 morti solo nel 2021) inducono alla riflessione sia i datori di lavoro, sia i dipendenti, sia chi un lavoro lo cerca. In occasione della Giornata mondiale per la sicurezza e la salute sul lavoro, Jobtech, (https://jobtech.it), prima agenzia italiana per il lavoro tutta digitale, ha chiesto ad un campione di italiani in ricerca attiva quale fosse il loro stato psicologico in relazione alla sicurezza sul lavoro e ha rilevato una generale tranquillità: il 39,8% si è detto in primis sereno (dato in leggera crescita rispetto allo scorso anno, in cui lo era il 38% del campione). Sono però cresciuti, rispetto alla rilevazione condotta nel 2021, gli stressati: 1 italiano su 4 (il 25%) ammette di esserlo, contro il 16,5% di un anno fa. Comune è la sensazione di stanchezza (indicata dal 22,7%, anche questa in leggera crescita – era il 21,6%) e la paura (13,6%, dato stabile rispetto allo scorso anno).
Il sondaggio, condotto su 1.000 persone in ricerca attiva di lavoro, permette di scoprire che la netta maggioranza di chi cerca pensa che con la pandemia il livello di rischio per la sicurezza e salute dei lavoratori sia aumentato, anche se rispetto ai dati dello scorso anno la situazione è percepita in maniera meno drammatica: molto per il 28,4% del campione (era il 44,6%) e un po’ per il 33% (contro il 36% del 2021).
Se la paura del posto di lavoro come luogo di contagio si è ridotta il merito, sembra emergere dal sondaggio, è in gran parte legato allo smart working: il giudizio sul prolungamento al 30 giugno per i dipendenti privati è visto in maniera positiva per un rispondente su due; ha un’opinione negativa il 14,8% del campione, mentre non sa o è neutrale sul tema il 35,2%. L’apprezzamento nei confronti del lavoro da remoto emerge anche in fase di scelta di una nuova occupazione: per il 47,7% del campione la possibilità di alternare momenti in presenza e momenti in remoto è un elemento determinante nella scelta del lavoro. Un elemento che molte aziende sembrano aver capito, visto che sono sempre di più gli annunci che pongono lo smart working come “benefit” aziendale o come modalità standard di vita lavorativa.
Di contro, l’abolizione del Super Green Pass sul posto di lavoro non sembra essere particolarmente apprezzata da chi cerca lavoro: se la maggioranza resta neutrale o non ha un’opinione (56,8%), dà un giudizio negativo il 36,4% del campione, che ritiene aumenterà il rischio di contagi tra i colleghi, mentre approva la decisione solo il 20,5% del totale, in primis perché permetterà ai colleghi di rientrare al lavoro e ridurrà il carico di lavoro complessivo.
Quel che è certo è che gli incidenti e le morti sul lavoro rappresentano una vera e propria minaccia soprattutto per chi cerca lavoro in settori a rischio più alto: edilizia, trasporti, logistica e agricoltura. Interrogando il campione in merito alle risposte per affrontare questo problema, la soluzione più comune è il controllo dello Stato, evidentemente percepito come insufficiente: per il 51% del campione servono più verifiche dall’esterno. Segue la proposta di migliorare i sistemi di protezione dei lavoratori (35,2%) e una maggiore percezione degli stessi lavoratori e dei datori di lavoro dei rischi che si corrono (31,8%). Altre proposte ricorrenti riguardano la formazione del personale (30,7%) e multe più salate per le aziende che non garantiscono sufficiente sicurezza.
«Quest’anno la Giornata mondiale per la sicurezza e la salute sul lavoro si concentra sul tema della partecipazione e del dialogo sociale nella creazione di una cultura positiva su questi temi – dichiara Angelo Sergio Zamboni, co-founder di Jobtech. – Crediamo sia necessario imparare da quanto si è appreso nel mondo del lavoro negli ultimi due anni: a causa della pandemia le aziende hanno rivoluzionato non solo il modo in cui gestiscono i propri dipendenti, ma anche i processi di recruiting e selezione. Oggi devono interagire con una forza lavoro che vuole lavorare ma che, allo stesso tempo, presta una maggiore attenzione al livello di sicurezza e salute del posto di lavoro e preferisce quei contesti che garantiscano autonomia e ascolto dei propri bisogni. Il tema dello smart working, in questo contesto, è già oggi una leva di recruiting e sarà uno degli elementi su cui costruire una nuova cultura del lavoro.»