“Le vaccinazioni rappresentano uno degli strumenti più efficaci nella prevenzione delle malattie infettive. È definitivamente dimostrato che il loro ruolo è fondamentale per garantire la salute e il benessere dei bambini”. Non si è fatta attendere la risposta della Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale a Claudio Borghi: il senatore della Lega ha infatti presentato un emendamento al decreto liste d’attesa che vuole abolire l’obbligo delle vaccinazioni pediatriche. In caso di via libera, le vaccinazioni rimarrebbero solo raccomandate.
I pediatri della Sipps, dunque, si schierano compatti per il sì all’obbligo vaccinale. Lo fanno durante il loro XXXVI Congresso Nazionale, che si è chiuso oggi al Palazzo degli Affari di Firenze. L’obbligo vaccinale, infatti, è la misura che in Italia ha garantito la protezione di tutta la popolazione attraverso le efficaci coperture vaccinali che devono essere almeno del 95%.
In periodi storici in cui l’obbligo è stato sospeso, le coperture vaccinali sono diminuite e si sono subito verificati focolai epidemici, che ne hanno indotto la recente reintroduzione, con immediato recupero dei livelli di protezione.
“Le vaccinazioni- spiega il presidente della Sipps, Giuseppe Di Mauro- proteggono i più piccoli da numerose e gravi patologie, molte delle quali prive di possibilità di cura e potenzialmente mortali: mi riferisco al morbillo, alla pertosse, alla poliomielite e anche all’influenza”.
Nei confronti del senatore del Carroccio si è mosso anche Rocco Russo, pediatra di Benevento, responsabile del Tavolo tecnico sulle vaccinazioni per la Società Italiana di Pediatria. Russo ha subito lanciato una petizione sul sito Change.org
(https://www.change.org/p/non-%C3%A8-il-momento-di-abolire-la-legge-sull-obbligo-vaccinale-per-il-morbillo), in cui afferma che “non è il momento di abolire la Legge sull’obbligo vaccinale per il morbillo”.
“Grazie ai vaccini- aggiunge Maria Carmen Verga, segretario nazionale Sipps- molte di queste malattie, un tempo comuni e devastanti, sono oggi rare o sono state completamente eliminate in molte parti del mondo. La prevenzione è sempre preferibile al trattamento, poiché le malattie infettive possono causare complicazioni a lungo termine o addirittura la morte”.
Quando una percentuale sufficientemente alta di una popolazione è vaccinata, si crea un’immunità di comunità o ‘immunità di gregge’.
“Questo fenomeno- evidenzia Luigi Terracciano, tesoriere della Sipps- protegge anche quanti non possono essere vaccinati, come i neonati troppo piccoli per ricevere alcune vaccinazioni o persone che, ad ogni età, hanno malattie che comportano controindicazioni. La vaccinazione, dunque, non è solo una scelta personale, ma un atto di responsabilità nei confronti di tutta la società”.
I pediatri della Sipps ricordano inoltre che i vaccini attualmente in uso sono il risultato di decenni di ricerca e sviluppo e vengono sottoposti a rigorosi controlli di sicurezza ed efficacia. Il vero rischio per le persone sono le malattie e non i rarissimi effetti collaterali dei vaccini.
L’abolizione dell’obbligo vaccinale- ricorda la Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale- ha anche una forte valenza comunicativa che getta un’ombra su efficacia, sicurezza e sulla reale utilità di questa fondamentale misura preventiva.
“In una realtà in cui le persone sono continuamente confuse da tante false informazioni e potenzialmente influenzate negativamente dalla disinformazione dei movimenti no-vax- denunciano gli esperti della Sipps-, l’abolizione dell’obbligo da parte del governo può essere vista come un avallo a queste aberrazioni, che sono pericolose per i singoli cittadini e per l’intera società che perderebbe un’importante tutela”.
Non ultimo, prevenire le malattie tramite le vaccinazioni è anche economicamente vantaggioso. Il costo di una vaccinazione è infatti infinitamente inferiore rispetto al trattamento di una patologia grave ed anche al carico di dolore per le famiglie e per i bambini travolti da una malattia evitabile con una semplice vaccinazione.
“Le malattie infettive- conclude Di Mauro- possono prevedere il ricorso a ospedalizzazioni prolungate, possono portare a trattamenti costosi e possono avere un impatto economico significativo sulle famiglie e sull’intera società. Le vaccinazioni contribuiscono, dunque, a mantenere basso il costo complessivo del nostro Servizio sanitario nazionale”.