Un nuovo report dell’Organizzazione raccoglie le testimonianze dei bambini siriani sfollati nel nord del Paese. Più del 30% si sente angosciato, insicuro e solo, ma tutti chiedono ai leader della comunità internazionale riuniti a Bruxelles domani per la 3° Conferenza dei donatori pace, stabilità e istruzione per poter ricostruire la Siria…
Dopo 8 anni di conflitto devastanti, più di un terzo dei bambini siriani si sente sempre o frequentemente angosciato, insicuro e solo, secondo gli esiti di un’indagine realizzata da Save the Children nei governatorati di Idlib, Aleppo, al-Raqqa e al-Hassakeh, tra i più colpiti dalla guerra in Siria, dove vive più della metà dei bambini che all’interno della Siria si trovano in condizioni precarie e bisognosi di assistenza umanitaria.
Alla vigilia della 3° Conferenza Internazionale per il Supporto della Siria e della Regione a Bruxelles, il nuovo report “Un domani migliore: la voce dei bambini siriani” dell’Organizzazione che da 100 anni lotta per salvare i bambini e garantire loro un futuro, raccoglie le testimonianze di centinaia di bambini[1] che, pur profondamente segnati dalle conseguenze di violenze e distruzione, conservano la fiducia nel futuro e nella possibilità di ricostruire il loro paese, ma chiedono al mondo pace, stabilità e istruzione.
Dall’inizio del conflitto, otto anni fa, sono nati più di 4 milioni di bambini siriani che non conoscono altro che la guerra[2]. Mentre il conflitto sta entrando nel suo nono anno il prossimo 15 marzo 2019, più della metà dei bambini siriani è bisognoso di assistenza umanitaria, un terzo è senza scuola[3] e almeno 2,5 milioni sono sfollati all’interno del Paese.[4]
Il 30% dei bambini intervistati ha dichiarato di non sentirsi al sicuro e per più della metà di loro le violenze del conflitto, la separazione dalle famiglie o la perdita dei propri familiari, la distruzione delle abitazioni e delle infrastrutture, insieme alla mancanza di scuole e assistenza sanitaria sono la dura realtà con la quale sono costretti fare i conti ogni giorno.
La povertà e la disoccupazione causate dal conflitto hanno minato la stabilità delle famiglie e forzato ragazzi che dovrebbero andare a scuola a svolgere lavori pericolosi o a sposarsi precocemente (il 65% delle bambine e ragazze afferma che i matrimoni precoci sono un problema molto serio nella propria comunità).
I tassi di malnutrizione, malattia e disabilità sono aumentati a dismisura durante il conflitto e i bambini ascoltati nell’indagine si sentono impauriti, tristi, ansiosi e molti di loro manifestato i segni di un forte stress emotivo.
Crescere senza istruzione rappresenta una paura messa ripetutamente in evidenza da tutti i bambini, come racconta Lina, 13 anni, che è sfuggita all’assedio nel Ghouta orientale e oggi vive a Idlib: “La guerra ha portato via tutto a noi bambini e ci ha lasciato senza nulla, senza istruzione e senza futuro. I miei genitori sono stati uccisi quattro anni fa quando la nostra casa è stata colpita da una bomba, e ho sperato di morire anch’io, ma Dio aveva altri piani. Voglio che la guerra finisca per poter tornare dove vivevo e ricostruire il mio Paese. Non chiedo altro che poter tornare a scuola. Spero che il modo si accorga di noi e ci aiuti.”
Sara, 14 anni, è stata ferita durante un attacco aereo che ha distrutto la sua casa a Deir Ezzor, e ora vive in un campo profughi in Siria, dove racconta: “prima della guerra la mia vita era bellissima ed ero felice con la mia famiglia. Ora non sono più felice, la mia vita e la guerra sono una cosa sola. Anche qui, il rumore di un aereo in cielo mi fa subito paura. Penso sia molto importante che noi bambini possiamo parlare della nostra vita. È difficile immaginare il futuro del mio Paese quando non abbiamo neanche una casa, ma sono ancora ottimista. Vorrei dire a tutti i bambini del mondo di non allontanarsi mai troppo dalla loro famiglia e di non giocare con oggetti pericolosi.”
I desideri dei bambini siriani, però sono quelli di tutti gli altri bambini del mondo: il 70% degli intervistati desidera passare tempo con gli amici, l’86% vorrebbe andare bene a scuola, il 98% sogna di stare con i propri cari, mentre la quasi totalità (98%) vorrebbe vivere in un contesto di pace e privo di ogni forma di violenza.
“Tanti bambini in Siria non hanno avuto altro che la guerra, e hanno gli occhi pieni di dolore e violenza. Quelli di cui abbiamo raccolto le testimonianze si sentono soli e insicuri, molti hanno perso la loro famiglia. Chi ha commesso queste gravi violazioni contro i bambini siriani durante il conflitto ne deve rispondere di fronte alla comunità internazionale. Chiediamo ai leader che si incontreranno a Bruxelles di ascoltare la voce dei bambini siriani. Anche se hanno attraversato otto anni di guerra e violenze, sono ancora fiduciosi di poter costruire un futuro migliore per il loro Paese. Chiedono pace, stabilità e istruzione, e la comunità internazionale deve trovare il modo di rispondere alla loro richiesta.” ha dichiarato Filippo Ungaro, portavoce di Save the Children Italia.
Dai risultati della ricerca emerge infatti che i bambini e ragazzi coinvolti nell’indagine di Save the Children hanno chiare aspettative nei confronti degli adulti di riferimento nel loro paese e vorrebbero che si adoperassero per la fine del conflitto (60%), garantissero loro un’educazione (13,4%) o servizi sanitari (7,5%) e infine si impegnassero per la ricostruzione del Paese. Altrettanto decise sono le richieste che vengono fatte alla comunità internazionale che secondo il 56% degli intervistati dovrebbe trovare soluzioni per la fine della guerra e per proteggere i bambini, alleviare la loro povertà e sofferenza (13,4%), investire sulla ricostruzione del Paese (13%), aiutare i rifugiati siriani a tornare a casa (7%).
Save the Children, che ha lanciato quest’anno in occasione del centenario della sua fondazione la campagna “Stop alla guerra sui bambini”, chiede ai delegati che parteciperanno domani alla 3° Conferenza dei Paesi Donatori a Bruxelles di impegnarsi pubblicamente per sostenere una ripresa rapida della vita dei bambini in Siria, con investimenti specifici e continuativi sui settori che riguardano i minori. Le parti in conflitto e la comunità internazionale devono anche creare le condizioni necessarie per la pace e la protezione dei bambini, garantendo a tutti l’accesso ai servizi fondamentali di cui necessitano.
Insieme ai suoi partner locali, Save the Children è presente in 4 governatorati nel nord della Siria – Aleppo, Hama, al-Hassakeh e Idlib – e ha raggiunto con i suoi interventi più di 750.000 persone, tra cui oltre 500.000 bambini. L’Organizzazione è impegnata nella ricostruzione delle scuole e nell’educazione, nell’assistenza sanitaria di base e nella distribuzione ai bambini e alle loro famiglie sfollate di beni di prima necessità come cibo, vestiti, set per cucinare, kit per l’inverno e per l’igiene.