“A me è sembrata di più una legittima difesa che un attacco. Qualcuno ritiene ancora sia pur cripticamente celandolo dietro parole di rispetto istituzionale di poter intervenire nei percorsi normativi, questo deve essere chiaro, si discute, si dibatte, si approfondisce, ci si confronta, poi bisogna decidere. Chi decide, nei percorsi parlamentari, l’ha detto anche il presidente Mattarella, è il Parlamento. Quindi su questo non ci devono essere dubbi, va bene la discussione, però poi c’è la decisione, perché noi siamo stati chiamati al Governo per poter decidere non certo per discutere”.
Lo ha detto Francesco Paolo Sisto, viceministro Giustizia, a 24 Mattino su Radio 24.
“Non so se c’è uno scontro che nasca dal governo, io ho l’impressione che ci sia stato un intervento a piedi uniti un po’ troppo deciso della ANM. Al di là di chi ha cominciato, di chi agisce, di chi reagisce, io sono un penalista abituato a pensare i fatti. Il fatto è che quando il provvedimento è stato approvato in Consiglio dei ministri, mi risulta ci sia stata unanimità e applausi. Come si può pensare qualcuno possa dire il contrario all’interno del governo mi sembra impossibile. Ben vengano i retroscena per fare stampa e per fare i giornali, ma i fatti dicono che il governo è compatto su un provvedimento che ha un solo scopo, quello di pensare al paese reale”.
“Il nostro è un Paese che ha un arsenale normativo anticorruzione unico in Europa ed è quello che il ministro Nordio ha riferito a commissario Reynders quando gli ha spiegato perché aboliamo l’abuso di ufficio. L’abuso d’ufficio è un reato non solo inutile ma dannoso. Su 5400 iscrizioni solo 18 condanne vuol dire che noi condanniamo dirigenti e pubblici amministratori ad un calvario che dura almeno un anno e mezzo o due prima di avere delle archiviazioni assolutamente naturali. Non solo, ma quando questi abusi sono connessi ad altri reati più gravi di altri soggetti si rimane agganciati a questi processi finché non si chiude tutto il processo. Mi sembra che la scelta è stata assolutamente naturale”.
“Una patologia del nostro sistema assolutamente inaccettabile: le indagini a strascico, cioè si parte da un reato per arrivare ad altri reati. Il concetto di reato spia è un reato che non c’è, ma serve per accettare altri reati. A me sembra che se il reato c’è o non c’è, se la corruzione c’è, è corruzione, noi dobbiamo partire dal presupposto che il reato esiste o non esiste, e se esiste è giusto che il pubblico amministratore sia condannato pesantemente. Andare a indagare virtualmente per raggiungere obiettivi ignoti, ma che potrebbero essere raggiunti, a me sembra veramente una barbaria”.
Stretta su condotta Youtuber necessaria
“Su questo punto bisognerà intervenire, i termini e i modi è prematuro dirli, sono sempre convinto che le pene eccessive non servano per evitare i reati, ci vogliono delle condotte di anticipazione del reato, degli strumenti di prevenzione, qualche volta anche non penali, perché poi la sanzione arriva sempre troppo tardi, quando si punisce qualcuno il reato è già accaduto. Una specificazione di questi reati, per queste nuove condotte che hanno la capacità di essere veloci, rapide e persuasive da raggiungere più rapidamente gli obiettivi illeciti, una riflessione certamente è necessaria”.