«Abbiamo poche richieste di lavorare nei campi. Gli stagionali che provengono dalla Tunisia sono rientrati in famiglia e gli italiani non vogliono più raccogliere frutta e verdura». A raccontarlo è Nuccia Alboni dell’azienda agricola Ortonatura di Vittoria in provincia di Ragusa, tra le fondatrici dell’associazione nazionale non-profit delle Donne dell’Ortofrutta: lo fa a New Normal Live, il talk in onda su LinkedIn condotto dal giornalista e top voice di LinkedIn Filippo Poletti e dalla psicologa Monica Bormetti. «Anche in Campania la situazione è problematica», aggiunge Mariapia Paolillo dell’omonima azienda di finocchi di Eboli con 120 dipendenti, in collegamento dalla provincia di Salerno assieme a Simona Riccio, comunicatrice torinese, specializzata nell’agrifood e top voice di LinkedIn Italia.
LE AZIENDE AGRICOLE HANNO BISOGNO DI MANODOPERA O SARANNO GUAI
SOS di Ferragosto da parte dell’associazione delle Donne dell’Ortofrutta, nata a Bologna nel 2017 grazie a diverse imprenditrici ed esperte della filiera agroalimentare: «Abbiamo di fronte una situazione di stallo della manodopera: prima era dovuta alla pandemia, ma oggi, tutti i nostri dipendenti sono vaccinati e, dunque, non c’è alcuna ragione per aver paura di venire a lavorare da noi. Non riusciamo a capire cosa stia accadendo», aggiunge su LinkedIn la manager siciliana di Ortonatura, che impiega annualmente fino a 50 dipendenti. L’offerta di lavoro in campagna c’è, eppure mancano i lavoratori: «Abbiamo bisogno di manodopera stagionale e, dunque, speriamo che la situazione cambi presto e le persone si facciano avanti. Diversamente per noi saranno guai».
NON TUTTI GLI ITALIANI HANNO VOGLIA DI FARE UN MESTIERE DURO
«Chi dice oggi “Se non hai un lavoro, va’ a lavorare nei campi” commette un grave errore di valutazione – spiega Riccio a New Normal Live –. Non funziona così. Non è facile prendere una persona e metterla a fare l’agricoltore. Questo discorso è emerso in alcuni discorsi della politica, che ha dichiarato di voler togliere il reddito di cittadinanza, invitando ad andare a coltivare la terra. Anche per raccogliere melanzane, finocchi o uva bisogna essere formati. Si può imparare tutto, ma non è così scontato. Inoltre, bisogna essere onesti: non tutti gli italiani hanno voglia di alzarsi la mattina presto per andare a lavorare nei campi, perché è un lavoro molto duro. È vero che c’è una nuova generazione di professionisti che vogliono fare questo mestiere, ma in maniera strutturata e per aziende innovative». Perché l’agricoltura si rinnovi accogliendo più forza lavoro – prosegue Riccio – «servono investimenti pubblici: i giovani devono tornare a lavorare nell’agroalimentare che, se da una parte è un settore duro, dall’altro è bellissimo».
ALL’AGRICOLTURA MODERNA SERVONO PROFESSIONISTI QUALIFICATI
Esiste, dunque, un problema di offerta di manodopera ma, allo stesso tempo, anche di specializzazione della stessa manodopera: «Siamo un’azienda innovativa, giunta alla quinta generazione: lavoriamo io, mio marito e mia figlia – tira le somme Alboni al talk dedicato al mondo del lavoro di Poletti e Bormetti –. Abbiamo creato un sistema di agricoltura 4.0, grazie al quale la produzione nei campi è connessa al magazzino: cerchiamo dipendenti che sappiano gestire la fertirrigazione, il sistema computerizzato di controllo dei dati e la coltura fuori suolo».
NEW NORMAL LIVE
Talk giornalistico ideato e condotto da Filippo Poletti e Monica Bormetti, dal 2020 ospita ogni giovedì alle 18 in diretta su LinkedIn (in collaborazione dell’Eco della Stampa) imprenditori e grandi professionisti italiani per raccontare la “nuova normalità” del mondo del lavoro. Tra gli intervistati delle puntate precedenti Davide Oldani, Jody Brugola, Filippo Tortu, Alberto Bertone, Piero Angela, Terenzio Traisci, Lara Ponti, Alessandro Rimassa, Silvia Candiani, Elena Lavezzi, Federico Frattini, Alessandro Cecchi Paone, Enrico Chiapparoli, Simona Fiorentini, Paolo Pininfarina e Andrea Crespi.