Insostenibile, iniqua, ingiustificata. La TARI (tassa sui rifiuti) rappresenta ormai un peso inaccettabile per le imprese della ristorazione e della somministrazione. Un peso che, nonostante la riduzione della produzione di rifiuti e le promesse di ogni Governo di diminuire la pressione fiscale sulle imprese, è cresciuto in tutta Italia con tassi che superano il 5% per quanto riguarda i ristornati e il 3% per bar e caffè.
Lo dimostrano i dati raccolti dal portale di Confcommercio www.osservatoriotasselocali.it, uno strumento permanente che monitora il peso dei tributi locali sulle imprese del terziario. In particolare, dall’analisi pubblicata oggi emerge la pesante incidenza di questo tributo sui pubblici esercizi: il costo tariffario medio nazionale per i ristoranti è di 20,5€/mq e per bar e caffè di 16,10€/mq.
Detentrici di questo record negativo sono Liguria e Campania, mentre Trentino-Alto Adige e Molise sono quelle con le tariffe più contenute (vedi grafici allegati).
“Una buona raccolta differenziata dei rifiuti, lo sappiamo bene, è un passo fondamentale e basilare per la salvaguardia delle nostre città e dell’ambiente. Ne siamo consapevoli e convinti tanto che Fipe sta dando il proprio attivo contributo a molte iniziative in questo senso. Tutto questo però non può tradursi in un macigno per le nostre imprese – ha commentato Roberto Calugi, Direttore Generale di Fipe, Federazione Italiana Pubblici Esercizi – che vedono erose dalla Tari (e da altri balzelli con finalità meno “nobili”) risorse che sarebbe necessario investire nello sviluppo delle attività e in nuova occupazione. La nostra categoria sarebbe disposta, ad esempio, a ragionare intorno a unatassazione decrescente che premi il livello di differenziata realizzata dalla singola impresa.”.