Lunedì e martedì prossimi saranno due giorni da “incubo” per gli imprenditori italiani che saranno chiamati a onorare la scadenza fiscale più onerosa dell’anno. Tra il pagamento degli acconti Ires, Irap Irpef e dell’imposta sostitutiva in capo alle attività in regime forfettario, l’Ufficio studi della CGIA stima che le imprese saranno chiamate a versare all’Erario 27 miliardi di euro. Entro martedì, in buona sostanza, lo Stato incasserà un importo che sfiora la dimensione economica che caratterizzerà la prossima manovra di bilancio che, ricordiamo, ammonta a circa 30 miliardi.
Gli artigiani, i commercianti e i lavoratori autonomi, inoltre, dovranno pagare i propri contribuiti previdenziali all’Inps. A fronte di questa situazione non mancheranno casi in cui sarà difficile onorare questa scadenza; purtroppo, la mancanza di liquidità sta tornando ad essere un problema assillante, soprattutto per tantissime piccole e micro imprese.
- Riforma fiscale: la CGIA in linea con il Governo
L’accordo politico raggiunto nei giorni scorsi sul taglio delle imposte, così come previsto dalla prossima legge di Bilancio, è stato salutato positivamente dalla CGIA. Con 7 miliardi di Irpef in meno e la riduzione di un miliardo di Irap, gli artigiani mestrini ricevono una risposta in linea con la posizione assunta in questi mesi: gli 8 miliardi di riduzione messi in manovra dal Governo dovevano interessare quasi esclusivamente l’Irpef. E così è stato. Certo, tutto questo non è ancora sufficiente e la CGIA confida nella legge delega affinché l’esecutivo riduca ulteriormente le imposte, contribuendo a portare la nostra pressione fiscale in linea con la media europea. Da tempo immemorabile, infatti, gli imprenditori italiani, da sempre fortemente vocati all’export, chiedono un fisco meno invasivo che gli permetta di misurarsi ad armi pari con i propri concorrenti stranieri.
- Rispetto al 2020 il fisco incassa 47 miliardi in più
Rispetto al 2020, quest’anno lo Stato incasserà 47 miliardi in più. Un maggiore gettito dovuto, ovviamente, alla ripresa economica in atto. Infatti, nonostante l’incremento delle entrate totali, la pressione fiscale è destinata a scendere. Se nel 2020 con una caduta del Pil di quasi il 9 per cento era salita al 42,8 per cento (al lordo della misura 100 euro), quest’anno si abbassa di quasi un punto attestandosi, nonostante il significativo aumento del gettito in termini assoluti, al 41,9 per cento. Sempre secondo i dati presentati nei mesi scorsi dal Ministero dell’Economia e delle Finanze con la Nota di Aggiornamento del DEF, la pressione fiscale nel 2022, invece, si allineerà al 42 per cento.