L’Organizzazione, nel giorno della sentenza di non luogo a procedere emessa dal Giudice dell’Udienza preliminare sull’indagine nei confronti di vari soggetti che hanno operato nel soccorso in mare, ricorda che negli ultimi 10 anni più di 6 persone al giorno sono morte o disperse nel Mediterraneo centrale. È quindi necessario riportare le persone e la salvezza degli esseri umani al centro delle politiche nazionali ed europee in materia di migrazione, attraverso un’assunzione di responsabilità condivisa degli Stati membri e delle istituzioni europee.
“Questa decisione, che arriva a conclusione di una vicenda giudiziaria durata quasi sette anni, riconosce la verità sul nostro operato e sull’impegno umanitario per salvare vite in mare, ha dichiarato Daniela Fatarella, Direttrice Generale di Save the Children, commentando la decisione del Giudice per l’Udienza preliminare del Tribunale di Trapani che ha disposto il non luogo a procedere nei confronti di tutti gli imputati, tra cui uno dei team leader della missione umanitaria di ricerca e soccorso in mare nel Mediterraneo, lanciata dall’Organizzazione nel 2016 e 2017.
“Save the Children è sempre stata fiduciosa nella conclusione positiva di questa vicenda, nella piena coscienza che i membri dell’Organizzazione hanno sempre operato nella legalità, al fine di salvare vite in mare, rispondendo al proprio mandato umanitario e con il primario obiettivo di proteggere i soggetti vulnerabili, quali ad esempio minori non accompagnati e donne potenzialmente vittime di tratta e sfruttamento”.
L’esito di questa udienza preliminare arriva dopo anni, nel corso dei quali, Save the Children ha continuato a confidare nell’operato della magistratura, mettendosi a disposizione per fornire ogni elemento utile per la ricostruzione dei fatti, affinché la verità potesse emergere. Al contempo l’Organizzazione ha rafforzato il proprio impegno sul territorio italiano nell’accoglienza ed inclusione dei minori migranti.
I legali dell’Organizzazione, l’avv. Jean Paule Castagno e l’avv. Andrea Alfonso Stigliano dello Studio Orrick di Milano, hanno svolto una proattiva e minuziosa attività difensiva, evidenziando una serie di elementi determinanti affinché la stessa Procura potesse rivalutare la propria posizione, tanto da richiedere essa stessa una sentenza di non luogo a procedere.
L’attività di Save the Children è stata svolta, da sempre, nel pieno rispetto della legge italiana, di concerto con IMRCC, attraverso un continuo supporto e coordinamento con tutti gli attori istituzionali coinvolti, le prefetture territoriali e le autorità di polizia presenti nei porti di sbarco e in continuità con le molteplici attività svolte dall’Organizzazione a tutela dei diritti dei minori migranti, anche in collaborazione e supporto alle Autorità, sin dal 2008.
“Negli anni in cui la missione di ricerca e salvataggio nel Mediterraneo centrale è stata attiva, il 2016 e 2017, Save the Children ha salvato quasi 10.000 persone che erano esposte al rischio di annegamento in mare. Tra di loro c’erano circa 1.500 bambini, molti dei quali erano separati dalle loro famiglie, che abbiamo tenuto al sicuro e protetto fino a quando hanno raggiunto un porto sicuro. Di tutto questo siamo estremamente orgogliosi. Siamo molto soddisfatti dell’esito dell’udienza preliminare e ringraziamo tutti i nostri sostenitori che, anche durante questi anni, hanno continuato a credere nei valori della nostra Organizzazione”, ha concluso Daniela Fatarella.
Oggi più che mai, il pensiero di Save the Children va a tutte le persone che hanno continuato, senza sosta, a perdere la vita attraversando il Mediterraneo centrale: negli ultimi 10 anni, si tratta di una media di più di 6 persone al giorno[1], morte o disperse, inseguendo la speranza di un futuro migliore. È necessario riportare le persone e la salvezza degli esseri umani al centro delle politiche nazionali ed europee in materia di migrazione. È quindi sempre più urgente un’assunzione di responsabilità condivisa degli Stati membri e delle istituzioni europee, con la creazione di un sistema strutturato e coordinato di ricerca e soccorso nel Mediterraneo, l’apertura di canali regolari e sicuri per l’accesso in Europa e la creazione di nuovi meccanismi di ricongiungimenti familiari, corridoi umanitari e di evacuazione per le persone in fuga.
“Nel corso dell’udienza, è stato possibile illustrare e portare all’attenzione del Giudice tutti gli elementi di prova che hanno smentito categoricamente ogni accusa, come acclarato dalla richiesta di non luogo a procedere formulata dai pubblici ministeri. Sono inoltre emerse l’encomiabile professionalità e dedizione con le quali tutto il personale dell’Organizzazione, ed in particolare il team leader responsabile per la missione, ha operato per l’intera durata della stessa”, ha dichiarato l’avv. Jean-Paule Castagno.