Varese – In trasferta dalla Polonia due persone di 27 e 30 anni, un uomo ed una donna, razziavano gioielli e denaro ad anziani attraverso la truffa del Covid 19.
La Squadra mobile di Varese li ha però identificati e arrestati perché responsabili di almeno 15 truffe commesse non solo a Varese, ma anche a Crema, Vercelli e Rimini.
I due, tra aprile e novembre, hanno individuato le potenziali vittime, tutte anziane con un telefono fisso in casa e poi hanno fatto scattare la truffa: la donna telefonava all’anziano di turno presentandosi come la nipote o la figlia affermando di esser ricoverata in ospedale per il Covid; disperatamente la truffatrice chiedeva aiuto passando poi il telefono al complice.
Quest’ultimo si presentava come un medico dell’ospedale e, dopo aver affermato che la nipote o figlia era svenuta a causa delle sue condizioni di salute, richiedeva urgentemente denaro e preziosi per poterla curare tempestivamente.
In alcuni casi il tentativo andava a vuoto perché l’anziano riattaccava e chiamava il vero parente; in almeno 15 casi, tuttavia l’anziano, sconvolto dalla telefonata, racimolava quanto più possibile anche chiedendo prestiti a vicini, e consegnava denaro e preziosi ad un fantomatico “emissario” dell’ospedale.
Da una stima effettuata dagli investigatori della questura di Varese i guadagni dei due si aggirano intorno al mezzo milione di euro.
Durante le fasi dell’arresto sono stati recuperati diversi preziosi che verranno riconsegnati ai legittimi proprietari.
I due erano dei “trasfertisti” del crimine: restavano cioè in Italia giusto il tempo strettamente necessario per mettere in atto le truffe per poi rientrare subito in Polonia, dove consegnavano la merce razziata ai propri complici.
La Squadra mobile non ha però chiuso le indagini perché sta analizzando altri episodi avvenuti nel centro nord Italia, con modalità simili a quelle messe in atto dai due arrestati.