Applicazioni del metaverso e ricerca: è la nuova sfida lanciata dall’IRCCS Istituto di Candiolo contro il cancro, che, grazie alla tecnologia immersiva, consentirà di migliorare la gestione e l’assistenza multidisciplinare dei pazienti oncologici.
L’Ospedale è in prima fila nell’innovazione ed ha investito 2 milioni di euro per entrare nel metaverso in un’area dedicata di 2.000 mq, applicando ai tumori urologici, come il carcinoma alla prostata e quello al rene, le possibilità offerte dalla condivisione virtuale dei casi clinici e dalla gestione del preoperatorio e del follow up attraverso telemedicina e telemonitoraggio applicate al metaverso.
“Negli ultimi due decenni abbiamo assistito a una vera rivoluzione digitale, accelerata dalla pandemia che oltre ad accrescere l’alfabetizzazione digitale di pazienti e medici ha anche portato a una nuova consapevolezza del potenziale delle nuove tecnologie di realtà virtuale – spiega Antonino Sottile, Direttore Generale IRCCS di Candiolo – La sinergia fra la telemedicina, l’accesso a reti wireless 5G che consentono una trasmissione dei dati sempre più rapida e precisa, l’intelligenza artificiale con la possibilità di gestire grandi quantità di dati, stanno aprendo infatti prospettive promettenti per medici e pazienti che nel mondo virtuale trovano già nuove opportunità per una gestione migliorata delle patologie, quelle oncologiche in primis. Grazie ai visori dedicati che permettono agli utenti di immergersi nel metaverso virtuale, per esempio, è possibile per i medici incontrare gli avatar di colleghi ovunque in Italia e nel mondo così da condividere le informazioni cliniche e le decisioni d’intervento, fruendo di contenuti digitali come le immagini da TAC e risonanza magnetica o addirittura di modelli di nuova generazione che ricostruiscono in tre dimensioni l’anatomia degli organi del singolo paziente. Possiamo insomma immaginare una stanza virtuale con un tavolo attorno al quale si siedono specialisti che possono essere ovunque, per valutare e osservare tutti assieme i dati di ogni caso clinico nel mondo virtuale e nella più completa multidisciplinarietà, che sappiamo essere il mezzo migliore per offrire ai nostri pazienti, specialmente i più complessi, l’approccio di cura migliore”.
La possibilità di connettersi e condividere contenuti da qualunque parte del mondo permette di abbattere le barriere di distanza, consentendo quindi una maggiore equità di accesso alle cure ai pazienti che vivono anche nelle aree più remote, distanti dagli ospedali e dai centri di riferimento. Applicazioni concrete del metaverso sono già realtà all’IRCCS Istituto Oncologico di Candiolo. “I chirurghi avranno già da aprile la possibilità di ‘allenarsi’ su modelli virtuali specifici realizzati a partire dai dati anatomici e clinici del singolo paziente, migliorando così le loro competenze ma soprattutto l’esito degli interventi nella realtà, perché potranno esercitarsi virtualmente tutte le volte che sarà necessario prima di intervenire sul paziente in carne e ossa. – afferma Anna Sapino, Direttore Scientifico IRCCS di Candiolo – Allo stesso tempo sarà sperimentata una piattaforma che consentirà anche ai pazienti di entrare in stanze virtuali dove potranno interagire con i medici a distanza vivendo nell’ambiente del metaverso, e potranno fruire di opportunità come una consulenza preoperatoria virtuale in cui vengano visualizzati i modelli 3D dell’organo interessato”precisa Felice Borghi, Direttore Area Chirurgica IRCCS di Candiolo.
Inoltre, per l’assistenza postoperatoria, i chirurghi potranno visitare i pazienti in una sorta di clinica virtuale nel metaverso, sfruttando la possibilità offerta dai dispositivi di telemedicina e telemonitoraggio che sono già disponibili con il progetto “HealthLine Nuovo Paradigma di Cure Integrate and Digital & Conversational Triage” e che consentono di eseguire un esame fisico completamente virtuale che include osservazione, auscultazione e la raccolta dei segni vitali.Anche se il metaverso è ancora in fase sperimentale, quindi, le sue potenzialità sono grandi sia per i pazienti sia per i medici perché potrà aiutare a migliorare la qualità del sistema sanitario in termini di accesso alle cure, condivisione dell’esperienza clinica e formazione chirurgica standardizzata, aiutando tutti gli specialisti a ottimizzare la qualità dell’assistenza.