Roma – “Puntare sulla prevenzione come strategia di salute pubblica di lungo periodo, supportare campagne mirate di informazione e di sensibilizzazione, investire nella diffusione della diagnostica avanzata e migliorare la capacità di analisi dei laboratori di tutte le regioni. Ma non solo: il Servizio sanitario nazionale dovrebbe convergere verso una medicina del territorio potenziata e più vicina al cittadino.
Un’operazione, quest’ultima, che richiede una partecipazione dei pazienti diversa da quella a cui siamo abituati e che può essere possibile solo grazie a una spinta verso sistemi digitalizzati per la raccolta, il monitoraggio e l’analisi dei dati della popolazione”. Sono alcune riflessioni che emergono dal Policy Brief realizzato dall’Istituto per la Competitività (I-Com) insieme a Sanofi nell’ambito del progetto dal titolo ‘Prevenzione e gestione del paziente oncologico‘, un ciclo di tre incontri con l’obiettivo di accendere un faro sull’importanza di garantire un accesso equo e precoce alla diagnosi e alle cure nei casi di tre specifiche patologie oncologiche: il carcinoma cutaneo non melanoma, quello polmonare e quello mammario. Lo studio è stato presentato oggi nella sala Caduti di Nassiriya del Senato, nel corso di un evento istituzionale su iniziativa della senatrice del Movimento 5 Stelle e membro della commissione Igiene e Sanità, Maria Domenica Castellone.
LO STUDIO – Il Policy Brief, in particolare, fa il punto sulle caratteristiche principali, sui dati epidemiologici e sui maggiori fattori di rischio per ciascuna delle tre patologie oncologiche prese in considerazione. Per ognuna, inoltre, individua i traguardi raggiunti e le criticità ancora da superare al fine di “indirizzare le priorità di intervento per la governance del sistema sanitario a livello nazionale, regionale e territoriale”, anche alla luce delle risorse messe a disposizione dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) e dell’approccio delineato dal Piano oncologico nazionale, ancora in fase di approvazione.
In modo trasversale alle tre sezioni, lo studio riconosce il ruolo centrale della prevenzione e della promozione della salute come “efficace strategia di lungo periodo basata sulla raccolta, sul monitoraggio e sull’analisi dei dati della popolazione, in modo da garantirne una presa in carico proattiva”. Il tutto, secondo il modello del Population health management e come voluto dal DM 71 in attuazione degli investimenti del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Un quadro, sottolinea lo studio, che tuttavia dovrebbe andare “ben oltre il limite temporale di attuazione del PNRR e della fase emergenziale” e diventare la “base strutturale del nostro sistema sanitario”.
REGISTRI TUMORI E MODELLO PREDITTIVO – Per questo è “importante ottenere una mappatura completa ed efficace delle patologie oncologiche” attraverso i Registri tumori e “realizzare il National Health Prevention Hub insieme al modello predittivo per la vigilanza dei Livelli essenziali di assistenza (Lea)”, al quale si lavora già da anni all’interno del Piano nazionale della cronicità. Inoltre, sebbene gli spazi di manovra siano ancora ampi, è “doveroso riconoscere al legislatore lo sforzo significativo che è stato fatto e che ha portato allo stanziamento di risorse per la diagnostica, per le terapie e per la creazione di un fondo per il Next generation sequencing”, reso strutturale nella legge di Bilancio 2022 e che si auspica possa diventare una “piattaforma di lancio per arrivare a una routine diagnostica con una copertura da parte dei Lea attraverso il nomenclatore tariffario”. Infine, il Policy Brief identifica nella ricerca un “punto nevralgico su cui investire” per supportare quell’avanzamento tecnologico necessario per accompagnare investimenti pubblici strutturali “capaci di guidare il nostro Servizio sanitario nazionale anche oltre il PNRR”.