“Con quella bocca può dire quel che vuole”. Era la pubblicità di una marca di dentifrici e, ora, parafrasando, possiamo dire “con quella faccia può dire ciò che vuole”.
Ci riferiamo al ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, che si esercita nella rappresentazione della disinformazione, a proposito degli eccidi in Ucraina e, in particolare a Bucha dove sono state trovate fosse comuni, persone giustiziate con le mani legate dietro la schiena e cadaveri lasciati in strada.
Cosa racconta l’ineffabile ministro Lavrov?
Tre versioni. La prima che è tutto falso, la seconda che è una messinscena e la terza che è colpa degli ucraini.
Per Lavrov è irrilevante che video e immagini satellitari smentiscano la versione russa. Ovviamente, il sistema informativo putiniano ha buon gioco a sostenere queste tesi, visto che controlla tv, radio e giornali.
A scanso di sorprese, il maggiore tg russo è trasmesso in differita di un minuto, in modo da controllare le informazioni, vista la esperienza della giornalista che si è presentata durante una trasmissione con un cartello di controinformazione.
Due su tre russi vivono in provincia dove arriva solo il tg nazionale, quello locale e internet è assente. Facile, quindi, disinformare.
La prova della “disinformazia” è il risultato di un sondaggio che vede l’83% degli intervistati favorevoli alla politica di Putin. La domanda sorge spontanea: in un regime dittatoriale si può pensare a un risultato diverso? No, ovviamente. Anche Hitler aveva percentuali di consenso simili.
Il cerchio si chiude se, poi, aggiungiamo che il patriarca ortodosso di Mosca, Kirill (compagno di merende di Putin nel Kgb), benedice la guerra e i relativi massacri.
Insomma, è il regime nazimistico.
Primo Mastrantoni, Aduc