Se la professione del giornalismo è esposta a rischi sempre maggiori negli ultimi anni, per le donne è ancora più duro: tra il 2021 e il ’22 la percentuale delle giornaliste uccise si è quasi raddoppiata (passando dal 6 all’11% del totale), mentre si fa evidente la violenza online – con diffamazione, disinformazione, cyberbullismo e discorsi di odio – di cui le giornaliste di ogni latitudine dicono di aver sofferto in gran misura (almeno il 73% delle donne interpellate da un sondaggio realizzato dall’Unesco in 125 paesi su un campione di 900 giornalisti e pubblicato nel 2022). Di questo si è parlato 25° Congresso mondiale dell’Associazione delle donne giornaliste e scrittrici (AMMPE World) a Punta Arenas, nel Cile antartico, con 144 professioniste provenienti dai cinque continenti.
Una violenza, quella online, con effetti diretti sulla vita reale delle giornaliste che l’hanno sofferta: sempre secondo i dati Unesco, presentati a Punta Arenas da Sergio Pinto, consigliere dell’ufficio regionale dell’Unesco per l’America Latina e il Caraibi, sul 26% delle vittime ha prodotto conseguenze in materia di salute mentale, mentre per il 30 % è stato elemento decisivo per optare per un’autocensura. «La violenza di genere rimane una delle minacce più gravi ai diritti umani e alla libertà d’espressione – ha ribadito Pinto – L’Unesco sostiene un appello urgente per un’azione collettiva in vista di sradicare questa piaga che colpisce le giornaliste». (Ansa – 28 settembre 2024)