“Confermiamo tutte le nostre perplessità in relazione a una misura che sembra troppo vicina a un sussidio statale e da sola non basta a creare nuova occupazione. Per le aziende è fondamentale avere incentivi significativi e soprattutto strutturali: ciò che impedisce, di fatto, la creazione di nuovi posti di lavoro è il peso del cuneo fiscale ed è su quello che il governo deve intervenire quanto prima perché è essenziale abbatterlo”.
E’ quanto dichiara il presidente di Unimpresa, Giovanna Ferrara, commentando il decreto attuativo, per dare il via al reddito di cittadinanza.
Secondo un sondaggio a campione realizzato dal Centro studi di Unimpresa tra le oltre 100.000 aziende associate, la norma che introduce in Italia il reddito di cittadinanza corre il rischio di essere aggirata e può far esplodere il lavoro nero.
L’architettura della misura si presta infatti a diverse manipolazioni, anche con sostanziali accordi tra le imprese e i lavoratori, appartenenti a categorie più deboli. Chi ha un reddito mensile inferiore a 1.000 euro potrebbe infatti “accettare” di buon grado il licenziamento da parte del dato dei lavoro, percepire il reddito di cittadinanza (che assegna una “paga” mensile fino a 780 euro), continuare a lavorare con un salario in nero e più contenuto rispetto a quello regolare.
I vantaggi ci sarebbero sia per i lavoratori, perché la somma di reddito di cittadinanza e salario in nero sarebbe superiore alla paga regolare; sia per i datori di lavoro, perché risparmierebbero dal 30% al 60% sul costo del lavoro pur potendo avere comunque la stessa prestazione lavorativa. Commercio, turismo, agricoltura, servizi di manutenzione e di pulizia sono i settori nei quali si potrebbero registrare i maggiori casi di anomalia e distorsione.
Lavoratori part time e con stipendio inferiore a 1.000 euro mensili quelli potenzialmente più interessati a valutare forme di aggiramento e violazione della misura.