Non conviene uscire dall’Unione europea. Se qualcuno ha dubbi, può toglierseli osservando quello che succede nel Regno Unito.
Sul piano politico la realtà britannica è evidente: l’Ukip, il partito che era nato con l’intento di portare il Regno Unito fuori dalla Unione europea è scomparso, sbugiardato per le falsità distribuite a piene mani durante la campagna referendaria per la Brexit.
L’attuale premier Theresa May vede il suo governo sfaldarsi ogni giorno nello scontro tra i duri e i morbidi della Brexit.
Nel mondo ci sono due potenze politiche ed economiche, gli Usa e la Cina, ai quali fa da contraltare l’Unione europea, che ha il 7% della popolazione mondiale, produce il 25% della ricchezza mondiale e spende il 50% in welfare.
Non crediamo che il Regno Unito voglia diventare il 51esimo Stato degli Stati Uniti, il che sarebbe una sorta di nemesi storica: il colonialista colonizzato; isolarsi, con i processi in atto di globalizzazione, vuol dire essere stritolati (questo vale anche per i nostri sovranisti che sognano ancora la Repubblica Veneta).
Dunque, alla premier May non rimane che trattare con l’Unione europea, al meglio, certo, per entrambe le parti.
Primo Mastrantoni, segretario Aduc