Occorre salvare le vacanze sulla neve di 3,8 milioni di italiani che prima della pandemia erano andati in vacanza in montagna nelle feste di fine anno, per non fermare la ripresa economica ed occupazionale di quei territori. E’ quanto emerge dall’analisi Coldiretti/Ixè, in occasione della giornata internazionale della montagna (IDM – International Mountain Day).
Si tratta di una opportunità – sottolinea la Coldiretti – destinata ad avere effetti non solo sulle piste da sci ma sull`intero indotto delle vacanze in montagna, dall`attività dei rifugi alle malghe fino agli agriturismi già duramente colpiti dalle limitazioni di Natale e Capodanno dello scorso anno. Proprio dal lavoro di fine anno dipende buona parte della sopravvivenza delle strutture agricole con le attività di allevamento e coltivazione – continua la Coldiretti – svolgono un ruolo fondamentale per il presidio del territorio contro il dissesto idrogeologico, l`abbandono e lo spopolamento.
L’Italia può contare peraltro su oltre 7500 agriturismi situati in montagna dove svolgono una funzione centrale per la tutela del territorio e la difesa della biodiversità a sostegno del turismo sostenibile che è stato scelto dalla Fao quest’anno come tema della giornata della montagna. I 2/3 degli agriturismi di montagna si trova nel nord Italia ma la presenza – sottolinea la Coldiretti – è diffusa anche nel centro e nel sud del Paese secondo Terranostra. L’ agriturismo – precisa la Coldiretti – è la struttura turistica piu’ integrata nel territorio montano del quale segue i ritmi con l’attività di coltivazione e di allevamento e ne tutela l’identità anche nell’offerta enogastronomica.
Non basta però celebrare il valore della montagna ma – continua la Coldiretti – occorre ricordare e sostenere il ruolo svolto in questo ambiente dall’agricoltura e dall’allevamento che ne assicura la vitalità e ne disegna in modo profondo le forme ed i colori. La montagna rischia l’abbandono per le difficoltà che hanno costretto centinaia di miglia di aziende agricole a chiudere i battenti per la mancanza di opportunità. Il rischio concreto è lo spopolamento della montagna anche dalla presenza degli allevamenti, che hanno garantito fino ad ora biodiversità, ambiente e equilibrio socio-economico delle aree più sensibili del Paese perché – conclude la Coldiretti – quando una stalla chiude si perde un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di formaggi tipici e soprattutto di persone impegnate a combattere l’abbandono e il degrado spesso da intere generazioni.