La “privacy” non ostacola le chiamate agli assistiti. Anzi, per agevolare il compito di regioni e province autonome l’Autorità ha da tempo messo a loro disposizione un decalogo sul corretto trattamento dei dati nell’ambito delle azioni promozionali per la vaccinazione.
È quanto precisa il Garante per la protezione dei dati personali in risposta ad alcune affermazioni prive di fondamento di Guido Bertolaso, coordinatore della campagna vaccinale della Lombardia, secondo il quale la privacy limiterebbe la possibilità di chiamare e sollecitare gli assistiti alla somministrazione della terza dose di vaccino.
L’Autorità ribadisce quindi che le iniziative volte a promuovere la vaccinazione siano realizzate attraverso gli operatori del Servizio sanitario nazionale, coinvolgendo, auspicabilmente, i medici di medicina generale, a cui è nota la situazione sanitaria degli assistiti, anche riguardo ad aspetti che sconsigliano la vaccinazione in assoluto o temporaneamente.
L’Autorità ricorda infatti che, a tutela della riservatezza degli assistiti, le iniziative per promuovere e sollecitare la terza dose di vaccino, non possono avvenire attraverso altri organi o uffici amministrativi regionali o comunali.