VENDITE AL DETTAGLIO, A LUGLIO “RALLENTAMENTO FISIOLOGICO”

L’Istat stima una calo dello 0,4% in valore e dello 0,7% in volume rispetto al mese precedente, mentre su base annua c’è un aumento del 6,7% in valore e  dell’ 8,8% in volume.

Le vendite al dettaglio ritrovano il segno meno: per lo scorso mese di luglio, infatti, l’Istat (link ai dati completi in pdf) stima un calo dello 0,4% in valore e dello 0,7% in volume rispetto al mese precedente, a causa soprattutto dell’andamento dei beni non alimentari (-0,6% in valore e -1% in volume), mentre le vendite di alimentari sono invariate in valore e in lieve calo in volume (-0,3%).

In confronto allo stesso mese del 2020, comunque, resta un aumento confortante: +6,7% in valore e +8,8% in volume, con forti progressi sia per i beni alimentari (+4,4% in valore e +4,2% in volume) sia per i non alimentari (+8,5% in valore e +12,3% in volume). Gli aumenti maggiori riguardano Abbigliamento e pellicceria (+15,4%) e Calzature, articoli in cuoio e da viaggio (+12%), mentre gli incrementi più contenuti si hanno per Utensileria per la casa e ferramenta (+1,4%) e Dotazioni per l’informatica, telecomunicazioni, telefonia (+2,3%).

Quello su base annua è un risultato, per l’Istat, “in parte attribuibile ai bassi livelli registrati a luglio dello scorso anno”. La crescita “è maggiore nelle imprese operanti su piccole superfici”. Nel trimestre maggio-luglio, infine, le vendite aumentano dello 0,5% in valore e dello 0,4% in volume in termini congiunturali.

Un rallentamento che “appare fisiologico” e che quindi non desta alcuna preoccupazione sulle reali possibilità di crescita dell’economia italiana anche nella seconda parte dell’anno in corso”. Piuttosto, “il principale elemento d’incertezza sul futuro prossimo, a parte l’evoluzione della pandemia, resta l’intensità (e la durata) dell’inflazione”.

Questo il commento dell’Ufficio Studi di Confcommercio, che sottolinea come “l’uscita dalla fase più emergenziale della pandemia è stata caratterizzata, in un primo momento, dal tentativo delle famiglie di recuperare i livelli di domanda dei beni, mentre nei periodi più recenti vi è stato uno spostamento dei consumi verso i servizi, la cui domanda era stata fortemente compressa nei mesi precedenti”.

“D’altra parte – conclude l’Ufficio Studi – il rallentamento di luglio è stato un fenomeno comune in molti Paesi dell’Eurozona, con un picco negativo in Germania pari a una riduzione congiunturale in volume del 5,1% contro il modesto -0,7% dell’Italia”.