In un’area agricola tra le località di Coazze e Ronchetrin a Gazzo Veronese, in provincia di Verona, un agricoltore ha sparso una enorme quantità di mais avvelenato, probabilmente con l’obiettivo di uccidere le nutrie.
La presenza di una tale disponibilità di cibo, in un periodo difficile come quello invernale, ha però attratto numerose specie animali che, dopo averlo ingerito, hanno inesorabilmente perso la vita.
Il personale intervenuto sul posto ha rinvenuto decine di carcasse tra cui lepri, volpi, fagiani, anatre, oche, aironi, pesci e ha rilevato come il mais avvelenato sia presente in un’area molto estesa (circa due ettari) rendendo difficile la completa bonifica.
Il luogo si trova poco distante dall’area protetta Palude del Busatello (una ZPS, Zona di Protezione Speciale) e vi è un concreto rischio che il veleno, ingerito da diversi animali, possa entrare nella catena alimentare avvelenando i predatori e gli animali che si nutrono di carcasse, come rapaci e corvi.
L’agricoltore è stato denunciato per avvelenamento e disastro ambientale.
“Questo episodio – afferma Dante Caserta, Vice Presidente del WWF Italia – è gravissimo ed è frutto di una cattiva gestione del rapporto tra l’agricoltura e la fauna selvatica. Alcune associazioni di categoria, partendo dalla oggettiva necessità di adottare misure di gestione nei confronti di alcune specie come le nutrie e i cinghiali, piuttosto che concentrarsi sulla prevenzione e sulle azioni che la scienza indica come realmente efficaci, giungono infatti a conclusioni semplicistiche e generiche arrivando a classificare come ‘nocive’ anche molte specie di insetti, uccelli sino ai grandi predatori come i lupi e gli orsi.
Secondo questa tesi, gli animali ‘nocivi’ devono essere eliminati nel modo più rapido, anche utilizzando veleni, pesticidi o altri prodotti chimici che inquinano l’ambiente e compromettono la salute umana. Questo approccio tuttavia, nuoce principalmente allo stesso settore agricolo perché non solo non porta alla risoluzione dei problemi che possono essere determinati dalla presenza di fauna selvatica ma determina l’azzeramento della biodiversità che è essenziale, anche per l’agricoltura.
Il WWF è consapevole dei problemi che vivono gli agricoltori e da sempre opera al loro fianco, per giungere a vere, strutturali e durature soluzioni ma la giustizia fai da te non può mai essere giustificata.
La politica agricola dell’Unione Europea attribuisce all’agricoltura un ruolo fondamentale nella conservazione della natura, è necessario per questo – conclude Caserta – investire sulla formazione e sulla conoscenza, aldilà degli interessi di parte, come presupposto per una sana convivenza e per ridurre i conflitti. E’ allo stesso tempo opportuno intervenire sulle attività di contrasto agli illeciti contro la fauna e la flora selvatiche e anche su questo punto il WWF Italia, che chiederà di essere riconosciuto come ‘parte offesa’ nel futuro processo, è in prima fila, al fianco della magistratura e delle forze di polizia, anche grazie al progetto europeo Life SWiPE, che punta a favorire la riduzione di questi crimini odiosi e riprovevoli”.