Per limitare i femminicidi e le violenze contro le donne, “non servono interventi di punizione ulteriore e interventi sul piano penale. Quello che dobbiamo fare è attuare le leggi che ci sono, fare un’opera capillare di prevenzione e campagne sul numero 1522 a sostegno delle vittime di violenza: la prossima settimana partirà l’accordo con Poste italiane perché venga pubblicizzato il numero nelle 15mila sedi. Ci stiamo inoltre attivando perché la campagna di comunicazione continui tutto l’anno e non solo a ridosso del 25 novembre”.
Così la ministra per la Famiglia, Natalità e Pari opportunità, Eugenia Roccella a Radio 24 nella Giornata per l’eliminazione della violenza contro le donne.
Sui fondi per le vittime di violenza, Roccella spiega a Radio 24 che “in questa finanziaria estremamente difficile, con tempi e risorse limitate, abbiamo già incrementato il fondo per le case rifugio, i centri antiviolenza e il fondo antitratta. La linea è stata chiara ed è tracciata. Non c’è solo il reddito di libertà, che vorrei mantenere e incrementare ma c’è questa coperta che non è possibile allungare, ci sono anche altri strumenti come il microcredito di libertà per dare alle donne un aiuto per rendersi autonome. La preoccupazione nei confronti dell’autonomia economica delle donne vittime di violenza è assolutamente presente al governo”.
Sul tema della tutela dei minori e dell’affido condiviso a entrambi i genitori anche nei casi di violenza domestica, “uno dei problemi su cui si deve intervenire è che i diversi tribunali non si parlano: se un uomo viene condannato in sede penale, in sede civile è come se nulla fosse successo. Questo è un punto su cui bisogna assolutamente intervenire. E poi è importante – qui la formazione è fondamentale – che la violenza in famiglia non venga interpretata come conflitto. Un uomo violento è un uomo violento al di là delle possibili discussioni in famiglia”. Sull’eventuale superamento della legge 54 del 2006 sulla bigenitorialità, Roccella spiega a Radio 24 che “la legge è sull’affido condiviso, quindi parte da una condivisione. Ma quando c’è violenza la condivisione non c’è, quindi si tratta di una applicazione sbagliata della legge, di una linea dei tribunali, di una linea giurisprudenziale che non funziona e che ha provocato davvero molti danni”.