Siamo di fronte più che mai a una emergenza di portata nazionale che richiede un intervento concreto e risolutivo della politica. All’ospedale di La Spezia, da nostra indagine sul territorio, risulta, così come in decine di altre strutture sanitarie, che il presidio delle forze dell’ordine sia addirittura attivo solo “part time”, in questo caso dalle 8 alle 14.
«Questa volta abbiamo davvero sfiorato la tragedia. Accanto all’accadimento di qualche mese fa della pistola rubata alla guardia giurata di Ponticelli (Napoli) e brandita contro medici e infermieri, oggi ci troviamo di fronte all’episodio di aggressione, in questo caso fisica, più grave e brutale degli ultimi tempi.
Ospedale Sant’Andrea di La Spezia, scene tristemente già viste con pazienti in evidente stato di alterazione, ma soprattutto con le forze dell’ordine presenti, come emerge da nostra indagine, solo dalle 8 alle 14 e i professionisti sanitari letteralmente abbandonati a se stessi nelle ore pomeridiane, mentre la notte sono affidati a una guardia giurata che non ha certo lo stesso “potere di azione” di un poliziotto.
Se prima, però, potevamo chiamarle “semplicemente violenze”, è naturalmente un eufemismo, perché nessun essere umano si merita di subire calci, schiaffi e pugni, adesso siamo davanti a qualcosa di molto peggio.
La rabbia del paziente prende il sopravvento, l’uomo in preda alla follia si scaglia vilmente contro due infermiere indifese. La prima viene colpita ad un occhio, la seconda nel tentativo di difendere la prima, viene spintonata con una brutalità tale che cade a terra, batte la testa e perde i sensi.
Probabilmente la donna stava tentando di fuggire dalla furia dell’uomo perché è stata spintonata contro il guard rail all’esterno del pronto soccorso.
E’ il panico totale, la professionista viene sottoposta con urgenza a una tac. Referto: commozione cerebrale e perdita della memoria limitatamente all’aggressione. Per fortuna dagli esami non sono emerse lesioni interne».
Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up.
«Come sindacato infermieri e professioni sanitarie siamo stanchi e indignati. E accade sempre più spesso, lo dicono le drammatiche percentuali, che le vittime delle aggressioni siano le nostre infermiere (oltre il 70% dei casi riguarda professioniste sanitarie).
Chissà cosa scatta nella mente dei pazienti in preda a sentimenti di angoscia e paura, ed è chiaro che le professioniste sono un bersaglio facile perché più deboli e incapaci di difendersi.
Con oltre 200 comunicati denuncia dal 2019 a oggi, con una campagna mirata di denuncia realizzata in collaborazione con l’OMS, con manifestazioni di piazza, con esposti mirati alla politica nazionale e regionale, siamo quelli che non si sono mai fermati, avviando spesso indagini accurate che hanno dimostrato, fatti alla mano, come tutto ciò che è stato fatto fin ora dai Governi che si sono succeduti si è rivelato inefficace e a tratti fallimentare.
E’ pur vero che il recente decreto legislativo del 19 marzo 2024 n. 31 consente oggi il procedimento d’ufficio contro chi aggredisce un professionista sanitario, ma siamo sempre di fronte a provvedimenti che agiscono a violenza avvenuta.
In questo caso è doveroso ricordare il lacunoso piano del Ministero degli Interni, pronto un anno fa a proclamare con squilli di tromba la revisione e l’aumento dei presidi delle forze dell’ordine negli ospedali.
Ci risulta, e siamo pronti a essere sconfessati in caso contrario, che a oggi non esista un solo ospedale italiano dove gli agenti sono presenti h24 e soprattutto negli orari notturni.
A questo punto chiediamo un intervento immediato del Viminale e se occorre, negli ospedali delle città capoluogo, pretendiamo da subito la presenza dell’esercito.
E’ inconcepibile e vergognoso assistere a scene come quella del pronto soccorso di La Spezia.
E questa volta abbiamo davvero sfiorato il peggio!
Cosa aspetta la politica per intervenire, cosa deve accadere la prossima volta? Vogliamo davvero diventare il primo Paese europeo dove un professionista sanitario, aggredito da uno sconosciuto, magari infuriato per i ritardi e i disservizi di un pronto soccorso, arriva a perdere addirittura la vita?», conclude De Palma.