Vittime della strada. Giornata di celebrazione e presa d’atto di fallimento

Oggi si “festeggia” la Giornata internazionale per le vittime della strada. Alla vigilia di proposte di riforma che in qualche modo potrebbero servire a far calare questi numeri, la situazione è preoccupante.

Il primo semestre di quest’anno – dati Istat – registra un incremento di morti del 4% rispetto al 2023, 1.429. Incremento che è “solo” dello 0,9% per chi ha ricevuto solo danni fisici, 80.057 persone, e del +0,5% per i feriti, 107.643. E mentre diminuiscono del 13,9% le vittime sulle autostrade, crescono del 7,9%  i morti sulle strade urbane e dell’1% sulle strade extraurbane.

E’ evidente che c’è più di qualcosa che non funziona, in chi conduce i veicoli, in chi è addetto alla sicurezza delle infrastrutture e chi è addetto ai controlli.

In quest’ultimo caso, in particolare, colpisce che, nonostante ci sia un uso sempre maggiore di tecnologia (telecamere), i risultati non si vedono.

La sicurezza delle infrastrutture, soprattutto quelle urbane, visto anche che la maggior parte degli incidenti si registrano in questo contesto, appare molto precaria e insufficiente: sembra quasi che tutti i ritrovati della scienza non abbiano spazio. Si pensi a città – non poche e la capitale tra le prime – in cui la cura delle strade sembra abbandonata alla casualità. E proprio a Roma, quando c’è un impegno – fatti di cronaca di questi giorni – si scopre che, grazie alla corruzione, non solo vengono sottratti soldi pubblici ma si eseguono lavori che minano le stesse sicurezze infrastrutturali.

Per quanto riguarda i conducenti, anche qui appare evidente che quanto fatto fino ad oggi per l’educazione stradale non è sufficiente, condizionato anche da un mercato dei veicoli teso ad attirare i consumatori per prestazioni dei veicoli stessi che mai potrebbero essere raggiunte nel rispetto del codice della strada.

Un contesto molto precario in cui le istituzioni locali hanno una grande responsabilità.

L’uso del codice e delle sanzioni per fare cassa (autovelox in primis) hanno innescato un meccanismo di sfiducia tra le stesse istituzioni e i consumatori, dove una sorta di gioco del gatto e della volpe (chi dei due riesce meglio a fregare) è quotidianità. Col risultato di maggiore insicurezza, maggiori contenziosi con relativo intasamento della giustizia, e maggiore sfiducia dei cittadini verso le istituzioni.

Vincenzo Donvito Maxia – presidente Aduc