Il Cnel ha fatto sapere che il 7,6% degli assistiti dal Servizio Sanitario nazionale, nel 2023, ha rinunciato a farsi curare. Un aumento dello 0,6% sull’anno precedente. Circa 4,5 milioni di persone: problemi economici, di offerta (lunghe liste di attesa) o difficoltà a raggiungere i luoghi di erogazione del servizio (1).
Mentre il Parlamento ha varato una legge di Bilancio 2025 (2) dove, a differenza di quanto dicono al governo, il problema viene marginalmente affrontato.
Coi numeri oggi forniti dal Cnel occorrerebbe una cura ricostituente che dovrebbe mettere la Sanità pubblica al primo posto.
Pur con le differenze dei sistemi sanitari, non vorremmo che si arrivasse a situazioni e emulazioni di personaggi come l’americano Luigi Mangione (accusato di aver ucciso il capo di una delle maggiori assicurazioni sanitarie, suscitando notevole consenso popolare visto le funzioni altamente speculative più che assistenziali riconosciute a questi istituti).
Un moto di rifiuto, diffidenza, esasperazione, violenza cresce anche in Italia, anche se per il momento si tratta di alcuni episodi di violenza verso il personale sanitario.
La politica sembra non promettente, e sottovaluta. Grazie anche a scelte di bonus per l’incremento demografico di una popolazione che, oltre a stentare nel quotidiano, finiti gli effetti bonus potrebbe presumibilmente accrescere il numero dei rinunciatari, con conseguenze non solo individuali ma generali: meglio una popolazione ridimensionata e ben curata che accresciuta e sanitariamente instabile.
I numeri del Cnel hanno lanciato l’allarme. Saremo in grado di andare oltre chi sembra voler solo incrementare il numero di baionette per servire la patria?
Vincenzo Donvito Maxia – presidente Aduc
1 – https://www.aduc.it/notizia/servizio+sanitario+pubblico+milioni+hanno_140738.php
2 – https://www.aduc.it/notizia/ok+alla+legge+bilancio+dal+cuneo+fiscale+alle_140737.php