L’insediamento del nuovo governo non ha cambiato il destino dei compensi degli insegnanti italiani: gli incrementi dello 0,42 per cento dal 1° aprile 2019 al 30 giugno prossimo e dello 0,7 per cento a decorrere dal 1° luglio successivo, relativi all’indennità di vacanza contrattuale, porteranno in media tra 8 e 14 euro.
Né hanno mutato la situazione gli 85 euro lordi arrivati ad aprile, dopo un decennio di blocco, peraltro finanziati in toto solo fino al 31 dicembre scorso, e con il governo Conte costretto ad intervenire, coprendo la perequazione, con i fondi stanziati attraverso la Legge di Bilancio.
Stando così le cose, la forbice tra gli stipendi dei docenti italiani ed europei è rimasta pressoché immutata: il gap risulta già notevole ad inizio carriera e la differenza maggiore riguarda i docenti della scuola primaria, la cui retribuzione è inferiore di 2.770,95 euro all’anno rispetto al valore medio dei compensi percepiti dai colleghi europei. Una differenza che con il passare degli anni lievita, arrivando, al termine della carriera professionale, a sfiorare i 10 mila euro. A ricordarlo, a commento della pubblicazione di queste ore dei dati nazionali Istat sulla contrazione dell’economia italiana, che ha prodotto un arretramento dello 0,2% nel quarto trimestre 2018, è la rivista Orizzonte Scuola.
L’ENORME GAP STIPENDIALE
Nel riprendere le stime sindacali e gli ultimi dati Ocse, la testata specializzata si sofferma sul fatto per gli insegnanti italiani a fine carriera, quindi dopo 35 anni di servizio professionale riconosciuto, “il divario è notevole e il primato è sempre detenuto dai docenti della scuola primaria che percepiscono 9.539,98 euro in meno rispetto ai colleghi europei. Seguono i docenti della scuola secondaria di II grado con un meno 9.235,05 euro all’anno; i docenti della secondaria di primo grado con un meno 8.679,12 euro e quelli dell’infanzia con un meno 5.179,11”.
Il gap sui compensi percepiti da chi insegna in Italia e chi sale in cattedra negli altri Paesi avanzati d’Europa, peraltro per un periodo di ore di lezione analogo, è stato confermato lo scorso autunno dal rapporto annuale Eurodyce “Teachers’ and school heads’ salaries and allowances in Europe 2016/17”. A seguire, il vicepremier e ministro del Lavoro Luigi Di Maio ha espresso la volontà, a nome del governo, di volere “aumentare gli stipendi degli insegnanti, al fine di equipararli a quelli dei colleghi europei”. Ma anche quella dalle deputata di Forza Italia Simona Vietina che, nei giorni scorsi, ha depositato la proposta di legge sottoscritta anche dagli onorevoli D’Attis, Bignami, Ruffino, Russo, Pettarin, Battilocchio, Bagnasco, Mulè, Fiorini e Spena, per la stessa finalità.
IL COMMENTO DEL PRESIDENTE MARCELLO PACIFICO
“Sono passati tre mesi e mezzo, più di cento giorni, dagli impegni presi in quell’occasione – dice Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – ma di quei buoni intenti non c’è traccia a livello di fatti. Intanto, l’incremento degli stipendi dei nostri insegnanti e del personale Ata rimane sotto l’inflazione di diversi punti, 8 dei quali accumulati tra il 2007 e il 2015, e rispetto a Germania, Austria e Olanda rimangono sostanzialmente dimezzati”.
“Nel frattempo, continua la nostra battaglia legale per il conferimento dell’indennità di vacanza contrattuale nel periodo 2015-2018, così da recuperare almeno il 50% del tasso IPCA non aggiornato dal settembre 2015. Oltre che – conclude il presidente Anief Marcello Pacifico – rivendicare migliaia di euro per i mancati arretrati, vista l’irrisorietà di quelli corrisposti ad aprile con una quota forfetaria indecente”.
I docenti, al pari degli Ata e di tutti i lavoratori pubblici, interessati al ricorso Anief per integrare gli aumenti stipendiali possono chiedere il modello di diffida al seguente indirizzo di posta elettronica: segreteria@anief.net
L’IMPIETOSO CONFRONTO CON L’UE
Per comprendere di cosa stiamo parlando, i docenti italiani percepiscono quasi la metà, a inizio e a fine carriera, di quelli che operano in Austria, Olanda, Norvegia. Per non parlare del Lussemburgo, sede della Corte di Giustizia Europea, dove lo stipendio è quasi cinque volte di più, praticamente pari a quello di un giudice italiano.
Se poi si guarda alla Germania, c’è da mettersi le mani nei capelli: un maestro della primaria tedesco appena assunto percepisce molto più di un qualsiasi insegnante italiano: 46.984 euro di media, fino a superare i 62 mila euro prima di andare in pensione, mentre in Italia nessuno supererà mai i 34 mila scarsi; alle scuole medie, il collega tedesco sfiora i 53 mila euro all’inizio e i 70 mila euro a fine carriera; alle superiori, infine, si vede assegnare 53 mila euro come primo stipendio da neo-assunto (20 mila più dei nostri) e 76.770 euro come stipendio massimo: quasi il doppio rispetto ad un docente delle superiori che non va oltre ai 39 mila euro annui.