Negli ultimi dieci anni, le ripetute emergenze connesse alla sicurezza dei cibi e gli scandali alimentari che hanno investito l’Europa hanno innescato fra i cittadini una diffusa apprensione sulla sicurezza e sulla qualità degli alimenti consumati. L’Italia esprime indici di peculiare vulnerabilità ben superiori rispetto alle medie degli Stati membri dell’Unione Europea. È un Paese, il nostro, nel quale appare più forte il timore di un difetto di sicurezza nell’alimentazione. L’ansia degli italiani muove da una percezione amplificata del rischio da parte dei consumatori, causata da complesse dinamiche valoriali: non ultima la centralità che “la tavola” continua a mantenere fra le dimensioni della quotidianità – se non dell’esistenza – degli italiani. Alla complessità di queste variabili si aggiungono le difficoltà determinate dalla prolungata crisi economica e finanziaria, che iniziano a modificare stili ed abitudini di consumo anche in un Paese, come l’Italia, dalla solidissima tradizione alimentare.
In questo contesto, l’indagine dell’Istituto Demopolis rileva quanto e con quali indici di crescita la componente “costo dei prodotti” pesi sulle scelte dei responsabili degli acquisti. La sensibilità al prezzo ed alle promozioni si rivela una variabile comportamentale oggi preponderante. L’accresciuta attenzione alle dinamiche del pricing, che agisce prepotentemente come variabile di scelta dei prodotti, rischia di surclassare ulteriori elementi di valutazione quali composizione e provenienza dei prodotti, qualità e gamma degli alimenti, talora anche inficiando la fedeltà dei cittadini alla marca, alle tradizioni alimentari, nonché alle produzioni agroalimentari locali come garanzia di sicurezza e genuinità.
Tuttavia, secondo le analisi condotte dall’Istituto Demopolis, la maggioranza assoluta dei consumatori, che deve far fronte al ridotto potere d’acquisto della famiglia, dimostra oggi di aspirare ad una “qualità sostenibile”: una spinta – squisitamente valoriale – a non rassegnarsi ad una bassa qualità nell’alimentazione per fare quadrare i conti. Si rileva infatti, netta e trasversale fra i responsabili degli acquisti, una crescente tendenza ad ottenere i beni desiderati al miglior prezzo possibile, cambiando punto vendita per cogliere le offerte promozionali o specifiche possibilità di risparmio offerte dalle differenti tipologia di esercizi commerciali.
Il principale presidio a tutela della qualità a tavola è, per le famiglie, la consuetudine. Dovendo scegliere, circa due terzi degli intervistati dichiarano di prediligere un prodotto alimentare già testato.
Nella composizione del paniere familiare variabili disparate si rivelano attive e concorrenti. Ma un’esigenza più delle altre pesa fra le motivazioni d’acquisto dei cittadini: risparmiare.
Oltre 6 cittadini su 10 dichiarano di essere influenzati – nella scelta degli alimenti per la famiglia – dal costo dei prodotti e dalle promozioni sui marchi, con un dato che cresce fra gli intervistati di sesso femminile ed i residenti nelle metropoli. Ma la scelta degli alimenti è anche una questione di gusto: quasi la metà della popolazione seleziona i prodotti per la tavola valutandone il sapore.
Terza motivazione, nella graduatoria delle variabili di scelta degli alimenti, la genuinità dei prodotti con il 45% di citazioni, che crescono in misura superiore al dato medio fra i segmenti più adulti del campione intervistato. Marginale si rivela invece l’attenzione alla provenienza geografica degli alimenti: solo il 32% ne tiene conto.