Anni fa non avrei mai immaginato che il rapporto con Dylan potesse diventare così viscerale, sempre più profondo; a volte ho paura che si azzardi a morire e mi faccia sentire in una botta sola tutto quello che è stato per me, che evidenzi – come in certe scintigrafie che sbalzano l’organo malato – tutta la mia vita in relazione alla sua opera, mostrandomele entrambe perse nel tempo.
“La discografia di Bob Dylan non esiste. Non c’è, non sussiste, non respira su questo pianeta. Agente, è inutile che lei vada a cercare l’elenco cronologico dei dischi pubblicati in vita – studio, live, antologie, omaggi, eccetera – su Wikipedia, perché quello è un elenco fantasma. Devo essere più chiaro? Non ha un senso, non ha un significato. Sì, certo. I dischi esistono, hanno una consistenza fisica, e sono apparsi in quell’ordine. Eppure sono fantasmi. Dylan non è un cantante, ma un flusso musicale, una tradizione che si protrae, un ininterrotto dialogo tra quello che è stato e quello che sarà nella musica americana. Sì, certo, ho bevuto molto e ora sto per dirle che Dylan esisteva ben prima che esistesse Dylan e lei, agente, non capirà. Ma non importa. Non capire a volte è importante, è l’inizio delle cose belle”.
Il fantasma dell’elettricità è un’autobiografia per interposto cantante, una lettera d’amore, un corpo a corpo romanzesco con un volto e una voce, che ci racconta moltissimo di Bob Dylan, ma anche del nostro rapporto con il mistero della musica.
Ilquinto titolo di Incendi, la collana che vuole diffondere passioni e contagiare il lettore in percorsi inattesi,generatori di meraviglia.
Marco Rossariè scrittore e traduttore, scrive per numerose riviste e cura un laboratorio di scrittura alla Scuola Belleville di Milano. Collabora con le più importanti case editrici italiane. Ha scritto diversi racconti e articoli intorno a Bob Dylan e suona It’sAll Over Now, Baby Blue meglio di chiunque altro. Il suo libro più recente è Le cento vite di Nemesio (e/o 2016).