Un festival teatrale che riparte da artisti di fama nazionale e internazionale, residenti in Sicilia come Tino Caspanello, Gaspare Balsamo, Gianluca Cesale e da altre compagnie siciliane apprezzate in tutta Italia e che operano nel territorio messinese. La scelta del direttore artistico, Roberto Bonaventura, si riallaccia a quell’esaltante esperienza che è stata per cinque anni il “ForteTeatroFestival” a San Jachiddu, ma propone un luogo cittadino antico che invece è nuovissimo come palcoscenico. “Il Cortile – Teatro Festival”, organizzato dall’associazione “Il Castello di Sancio Panza”, si svolgerà nel suggestivo spazio interno del settecentesco Palazzo Calapaj – D’Alcontres, in strada San Giacomo, accanto al Duomo.
Dal 10 al 31 luglio, in quattro lunedì, si succederanno altrettanti spettacoli, tutti con inizio alle ore 21.
Si comincerà il 10 luglio con “Niño” di Tino Caspanello, interpretato da Cinzia Muscolino e diretto dallo stesso autore. Si tratta di una storia vera, venuta alla luce soltanto pochi anni fa, che parte da un piccolo borgo siciliano, nei primi anni del 1950, e continua a Buenos Aires, dove il futuro, sognato felice durante l’attesa di un matrimonio, si trasforma in un presente doloroso, che solo un velo di poesia e di alienazione possono alleviare. Il testo è stato scritto, tradotto e presentato in francese sotto forma di studio a Grenoble, durante il festival Regards Croisés, nel 2011.
Il 17 luglio sarà la volta di “’U Ciclopu, Giufà e Firrazzanu”, di e con Gaspare Balsamo, rappresentato per la prima volta a Messina. È uno spettacolo di cunto liberamente ispirato al libro IX dell’Odissea e intreccia, attraverso una drammaturgia originale scritta e orale, racconti tipici della narrazione siciliana. Tutta la performance, sia nelle forme che nei contenuti, si basa sui modelli e sulle tecniche di rappresentazione tipiche della matrice teatrale siciliana: il cunto, la narrazione epica, la recitazione con le voci dell’opera dei pupi, la declamazione e alcuni dei repertori tipici della letteratura popolare orale.
Il 24 luglio andrà in scena “Un uomo a metà” di Giampaolo G. Rugo, interpretato da Gianluca Cesale, con la regia di Roberto Bonaventura. Giuseppe lavora come rappresentante di articoli religiosi ed è fidanzato con Maria, figlia del padrone del più grande negozio di articoli religiosi di Roma. In attesa dell’imminente matrimonio, scopre di essere impotente. Ma forse il problema è solo apparente.
Ultimo appuntamento il 31 luglio con “Vinafausa” di Simone Corso, interpretato dallo stesso autore, da Francesco Natoli e Michelangelo Maria Zanghì che è anche il regista. Il testo si rifà alla storia-cronaca della morte del giovane urologo barcellonese Attilio Manca, ufficialmente un suicidio, che però semina anche gli indizi di un insoluto delitto di mafia.
Protagonista del Festival sarà anche l’elegante cortile del Palazzo Calapaj – D’Alcontres. Costruito nella seconda metà del ‘700, l’edificio in strada S. Giacomo, di autore anonimo, è l’unico esempio di palazzo signorile dell’epoca rimasto integro dopo il terremoto. Data la destinazione sociale, segue canoni architettonici diversi da quelli solo funzionali che sono alla base dell’edilizia del ceto medio: ci sono il locale per tenere cavalli e carrozza, quelli per la servitù; l’androne d’ingresso non si limita a contenere la scala ma propone arcate, fontane, statue; la massa strutturale deve dare l’impressione di solidità. In particolare – come si legge nel sito messinaierieoggi.it – l’ignoto architetto rivela un gusto e una sensibilità particolare per il dettaglio nel disegno dei pseudo-balconi, appiattiti sulla facciata, con il cornicione che diventa al tempo stesso mensola di calpestio ed elemento decorativo uniformante, alternandosi da rettilineo a leggermente incurvato.
A fine rappresentazione il pubblico, intrattenendosi con gli artisti, potrà godere ancora di più del “cortile”, gustando i prodotti offerti dal ristorante ‘A Cucchiara di Giuseppe Giamboi, compagno di sogni in quest’avventura donchisciottesca.
«Scomodiamo il paragone con Cervantes – dicono Bonaventura e Giamboi – perché è così che ci sentiamo, due folli scatenati che continuano a combattere contro i mulini a vento del mercato, del tutto e subito, e delle logiche politiche. Questa rassegna è totalmente autofinanziata e vede la luce grazie alla disponibilità degli artisti coinvolti».