Mahsa Amini, il 13 settembre scorso è stata arrestata dalla famigerata polizia della moralità mentre era in visita a Teheran per aver lasciato intravedere i capelli dall’hijab, il velo che tutte le donne in Iran, indipendentemente dalla religione o dalla nazionalità, sono obbligate ad indossare in pubblico dai nove anni di età, momento a partire dal quale sono ritenute penalmente responsabili.
Mahsa Amini è morta il 16 settembre in un ospedale di Teheran mentre si trovava in custodia delle autorità irachene, ed in seguito, in Iran sono iniziate numerose e continue proteste in piazza.
“Vi è da precisare che l’art. 638 del codice penale islamico iraniano punisce, con la reclusione da dieci giorni a due mesi o 74 frustate qualsiasi atto ritenuto offensivo per la pubblica decenza. Ma vi e di più, il codice islamico è integrato da ulteriori regolamenti e prassi, che autorizzano la polizia e le unità paramilitari ad arrestare ed imprigionare arbitrariamente decine di migliaia di donne ogni anno per aver mostrato ciocche di capelli sotto il velo o per aver indossato soprabiti, pantaloni o abiti a maniche corte e colorati.
METE ONLUS condanna fermamente ogni forma di violenza, discriminazione e persecuzione, rivendicando le libertà di pensiero, coscienza, religione, espressione, riunione e associazione quali fondamenti del vivere civile, e della Carta delle Nazioni Unite. Ribadiamo il nostro impegno in tal senso per non dar mai per scontato i diritti umani”, lo dichiara l’Avvocato Mari Miceli del Foro di Trapani e Membro del Noble Team dell’Organizzazione.
E come riporta l’Adnkronos, in una nota della Presidente Giorgia Butera, è stato rivolto un Appello alla Comunità Internazionale, e sono state inviate delle lettere istituzionali all’Ambasciatore della Repubblica Islamica dell’Iran a Roma, al Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella, ed al Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, manifestando preoccupazione e solidarietà nei confronti delle Donne iraniane.
Nel 2019 Mete Onlus, che è impegnata nell’alto tema dei diritti umani internazionali, nella mediazione socioculturale tra i popoli e nella affermazione dei principi civili, democratici e liberali ha ideato e promosso una Campagna per la Giustizia a tutela della libertà di ogni donna iraniana: “Woman’s Freedom Iran”, il titolo.
“In questi giorni da diverse città di Italiane stanno arrivando richieste di unione per qualunque azione possa sostenere le donne iraniane. Il mondo civile condanna fortemente quanto sta avvenendo in Iran” – conclude la Butera.