Due straordinari artisti come Alessandro Gassmann e Giorgio Pasotti arrivano a Brescia per misurarsi con le parole di Franz Kafka, di cui si è da poco celebrato il centesimo anniversario della morte. I due porteranno sulla scena due racconti dello scrittore boemo, Una relazione per un’Accademia e La tana.
Due Racconti disumani – questo il titolo dello spettacolo – che sembrano raccontare le storie di due animali ma che, in realtà, parlano agli uomini degli uomini stessi: il primo della superficialità di un modo di essere che si esprime attraverso comportamenti stereotipati; il secondo di quel bisogno di costruirsi il riparo perfetto che ci metta al sicuro da ogni imprevisto.
Inserito nella programmazione della cinquantunesima Stagione del Centro Teatrale Bresciano, intitolata L’arte è pace, Racconti disumani sarà in scena al Teatro Sociale di Brescia (via Felice Cavallotti, 20) sabato 25 gennaio 2025 alle ore 20.30 e domenica 26 gennaio 2025 alle ore 15.30. I biglietti sono esauriti. A partire da mezz’ora prima dell’inizio di ogni recita, verrà stilata una lista d’attesa – redatta in ordine d’arrivo presso il Teatro Sociale – per la messa in vendita di eventuali biglietti di rinunciatari.
Racconti disumani è uno spettacolo di Alessandro Gassmann, da opere di Franz Kafka, interpretato da Giorgio Pasotti. L’adattamento è di Emanuele Maria Basso. Le musiche sono di Pivio e Aldo De Scalzi, le scene sono di Alessandro Gassmann, i costumi sono di Mariano Tufano. Marco Palmieri è light designer, Marco Schiavoni cura le videografie, Gaia Benassi è aiuto regista, il trucco è di Serena De Pascali. La produzione è firmata Teatro Stabile d’Abruzzo e Stefano Francioni Produzioni.
Racconti disumani è realizzato grazie al sostegno di Ministero della Cultura, Gruppo A2A, Fondazione ASM, Gruppo BCC Agrobresciano, ABP Nocivelli.
Racconti disumani è tratto dai racconti di Franz Kafka Una relazione per un’Accademia e La tana.
Una relazione per un’Accademia, pubblicato per la prima volta nel 1917, ha per protagonista una scimmia che racconta in prima persona come, in soli cinque anni, si sia adeguata al sistema umano per uscire dalla gabbia nella quale è rinchiusa, guadagnando, così, un surrogato di libertà. Con tono divertito e distaccato, la scimmia ripercorre lo studio delle abitudini degli uomini, dando dimostrazione di quanto facile sia la loro imitazione.
Leggiamo nel testo: “La prima cosa che ho imparato è stata la stretta di mano; una stretta di mano dimostra franchezza; ora che sono al vertice della mia carriera, possa anche una parola franca raggiungere quella prima stretta di mano. Una tale parola non aggiungerà novità essenziali e rimarrà molto al di sotto di ciò che mi si richiedeva, ma deve mostrare quale sia la linea di sviluppo di chi, un tempo scimmia, è riuscito a entrare e a stabilirsi saldamente nella comunità umana. Non potrei tuttavia dire io stesso quel poco che seguirà se non fossi pienamente sicuro di me stesso e se la mia posizione su tutti i palcoscenici di varietà del mondo civilizzato non fosse ormai incrollabile”.
La tana è uno degli ultimi racconti di Kafka, scritto durante la sua permanenza a Berlino nel 1923 e pubblicato postumo, e incompiuto, nel 1931. Il protagonista, per metà roditore e per metà architetto, racconta il suo continuo e disperato sforzo per costruirsi un’abitazione perfetta, un elaborato sistema di cunicoli che lo protegga da nemici invisibili. In questo assurdo tentativo, scava corridoi, passaggi e vicoli ciechi, in una ossessiva ricerca di sicurezza che genera null’altro che ansia e terrore.